FIRENZE – Affabile, sicuro di sé, con i piedi per terra e i pensieri in movimento.
Antonio Pagliai, alla guida del gruppo editoriale Leonardo Libri, ripercorre la sua appassionante avventura imprenditoriale, riavvolgendo il nastro a partire dal 1965, anno in cui il padre Mauro dà origine all’azienda nel cuore dell’Oltrarno fiorentino, aprendo una piccola tipografia.
Sessanta anni e non sentirli, si potrebbe dire… qual è stata l’evoluzione dal 1965 ad oggi?
Tutto è partito dalla tipografia e devo dire che questa attività ha mantenuto negli anni la sua anima originale, adattandosi ai tempi e alle diverse esigenze dei clienti. Non per niente il mio babbo l’ha chiamata Polistampa, proprio per sottolineare il suo essere poliedrica. La casa editrice nasce ufficialmente negli anni ’80 e inizialmente pubblica per lo più cataloghi e saggi di storia dell’arte, trasformandosi in luogo d’incontro e discussione per gli intellettuali e gli artisti toscani. (…)
Io ho iniziato ad amministrare l’azienda nel 2000 e ho trascorso il primo periodo a colmare lacune. Per prima cosa ho ordinato e sistemato tutto il catalogo, poi ho cominciato a distribuire i libri e infine mi sono dedicato anche all’ufficio stampa. Solo in seguito ho potuto realizzare idee… nel 2007 ho poi diversificato le sigle editoriali, aggiungendo a Polistampa e Mauro Pagliai Editore anche il marchio Sarnus, in modo da rivolgerci al grande pubblico con sempre nuovi autori e collane.
Da piccolo sognavi di lavorare nell’azienda di famiglia e immaginavi che da grande avresti fatto l’editore?
No… o meglio, ho sempre dato una mano in azienda e già a 20 anni ero socio della tipografia, ma la predestinata, la vera “erede al trono”, sarebbe stata mia sorella se lei non avesse deciso di farsi suora. Così dopo la laurea in ingegneria ho provato a percorrere con un piede strade diverse, pur mantenendo l’altro piede nell’attività di famiglia. Finché poi sono rimasto dove c’era bisogno di me, convertendo in lavoro quella che è sempre stata una grande passione ereditata dal babbo. E chissà che la storia non si ripeta coi miei figli…
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