TRIESTE – “L’Italia ha dei grandi centri di ricerca d’eccellenza molto buoni, ma soffre del fatto che c’è stata una mancanza di investimenti nel settore negli ultimi 40 anni almeno. Il Pnrr è la prima volta in 50 anni in cui si sta facendo un investimento per il futuro, lo dobbiamo usare bene”.

A dirlo il direttore scientifico della Fondazione Biotecnopolo di Siena, Rino Rappuoli che oggi a Trieste ha ricevuto la Laurea honoris causa dell’Università. “Se buttiamo via questa occasione avremo rimorso di aver perso un’opportunità. Il Pnrr va fatto e usato in tutti i modi”, ha aggiunto.

L’Università di Trieste ha conferito la Laurea honoris causa in Biotecnologie Mediche al Professor Rino Rappuoli, direttore scientifico della Fondazione Biotecnopolo di Siena. La cerimonia, che si è svolta presso l’Aula Magna dell’Ateneo triestino, si è aperta con il saluto del Rettore Roberto Di Lenarda, a cui è seguita la lettura della motivazione da parte di Mauro Tretiach, Direttore del Dipartimento di Scienze della Vita, e la lettura della laudatio da parte di Ivan Donati e Paola Cescutti, Professori di Biochimica del Dipartimento di Scienze della Vita. Le celebrazioni sono proseguite con il conferimento della laurea honoris causa e la consegna del Diploma al Professor Rino Rappuoli, che ha tenuto una lectio magistralis dal titolo “I vaccini del futuro e la conquista di traguardi impossibili”.

“È per me un grande onore poter ricevere questo importante riconoscimento da parte di una delle principali istituzioni universitarie del nostro Paese – ha commentato Rino Rappuoli, direttore scientifico della Fondazione Biotecnopolo di Siena – Tanti ricordi e tante relazioni professionali e umane mi legano a Trieste e a questa Università. Grazie alla comunità accademica e alla città tutta per avermi accolto e per avermi donato anche questa bellissima emozione. Ho parlato quest’oggi di traguardi che una volta erano impossibili, ma che poi sono diventati facili grazie alle innovazioni scientifiche e tecnologiche che hanno permesso di conquistare nuove vette e prevenire malattie. Le sfide di salute che abbiamo davanti sono ancora tante e avvincenti, e noi abbiamo il dovere di proseguire lungo la strada della ricerca e dell’innovazione, perché solo grazie a esse potremo avere l’opportunità di accrescere le conoscenze da consegnare alle generazioni future. Trieste è una città dalla grande vocazione scientifica, e per me entrare a far parte di questa prestigiosa università è anche l’occasione per confrontarmi con una comunità scientifica innovativa, vivace e aperta”.

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