Nessun semaforo verde dal cda di Banca Etruria alla proposta di Opa di Banca Popolare di Vicenza ma la trattativa rimane in piedi e sarà il presidente dell’istituto aretino Lorenzo Rosi, su mandato del consiglio, a doverla approfondire con i vertici vicentini. Intanto è stata annunciata la sostituzione del direttore generale Luca Bronchi e, in attesa di designare il suo successore, le deleghe sono state affidate al direttore generale Emanuele Cuccaro. Sono queste le principali novità che sono emerse dal Cda di banca Etruria che doveva esprimersi sul processo di aggregazione e integrazione con la Popolare di Vicenza.

arezzo_la sede di banca etruriaLa richiesta di rinvio «Si rende noto – ha detto in una nota ufficiale Banca Etruria – che il Consiglio di Amministrazione ha deliberato di riscontrare la lettera d’offerta ricevuta da Banca Popolare di Vicenza in data 28 maggio e, pur confermando l’interesse a un’integrazione, ha evidenziato al contempo di non potere esprimere allo stato una preliminare valutazione positiva della proposta così come rappresentata da Banca Popolare di Vicenza, in ragione dell’esigenza di svolgere congiuntamente ulteriori approfondimenti in merito alla struttura e alle condizioni dell’operazione. Il Consiglio di Amministrazione ha, quindi, – prosegue la nota – conferito mandato al presidente Lorenzo Rosi di proseguire nella trattativa con Banca Popolare di Vicenza per addivenire, in tempi brevi, ad un’intesa sulle modalità di aggregazione che preveda adeguate garanzie di tutela dei soci, dei dipendenti e dei valori aziendali di Banca Etruria e offra, quindi, concrete possibilità di portare positivamente a compimento il processo di integrazione».

All’esame di Bpvi La trattativa, quindi, va avanti piano ed è destinata a proseguire quando già il prossimo 17 giugno si riunirà il cda dell’istituto da Gianni Zonini per «esaminare la comunicazione». Banca Popolare di Vicenza, infatti, in una nota ha sottolineato «di prendere atto che Banca Etruria ha confermato l’interesse ad una integrazione» pur «non esprimendo una preliminare valutazione positiva». L’Opa come noto è subordinata  al voto favorevole del consiglio d’amministrazione. Così come condizione essenziale è quella di trasformare l’attuale società mutua per azioni a responsabilità limitata in una società per azioni nella quale non si voterebbe più pro-capite ma pro-quota, cioè a seconda della quantità di azioni possedute. Un quadro che ha preoccupato e non poco il mondo politico e istituzionale aretino compatto nella difesa e nel richiamo dell’autonomia e della banca di riferimento del territorio.

 

 

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