In questi giorni si combatte un'ulteriore battaglia sul controllo del Monte dei Paschi di Siena. E' sempre più evidente come si contrappongano forze legate a Siena e al suo territorio, che hanno come nucleo centrale la Fondazione, a forze che invece vorrebbero MPS più collocata sul mercato nazionale e internazionale, col possibile ingresso di capitali esterni.
 
In particolare, nell'assemblea straordinaria del 18 e 19 luglio si deciderà della modifica dell'articolo 9 che recita, al suo primo paragrafo “Nessun socio, ad eccezione dell’Istituto conferente, potrà possedere, a qualsiasi titolo, azioni ordinarie in misura superiore al 4% del capitale della Società”, chiedendo di revocare tale limite. L'istituto conferente è proprio la Fondazione fin dal 30 dicembre 1622 (ai tempi del Granducato di Toscana), “per voto della Magistratura e del popolo senese”, come si legge al comma 2 dell'articolo 1 del medesimo statuto. La quota detenuta dalla Fondazione al momento è del 33%, ma tale quota potrebbe scendere drasticamente nei prossimi mesi sia per ripianare gli ingenti debiti contratti dalla Fondazione stessa per finanziare gli aumenti di capitale di MPS degli anni passati, sia perché MPS potrebbe annunciare a breve un nuovo aumento di capitale che diluirebbe la quota della Fondazione.
 
Se l'assemblea dei soci esprimesse parere positivo, si potrebbe parlare quindi di decisione “storica”. Di fatto, il motivo per impedire a qualsiasi socio di detenere una quota superiore al 4% è stato quello di impedire la scalata di MPS, e di mantenere il controllo decisionale della Fondazione, gestita a sua volta dagli organi di controllo locali (col meccanismo della rappresentanza) e quindi, almeno dal punto di vista formale, di mantenere il controllo della banca in mano al “popolo senese”. Se tale limite venisse tolto, come caldeggiato dalla Banca d'Italia e dall'Unione Europea, altri soci potrebbero subentrare con un capitale, in teoria, anche superiore a quello della Fondazione e quindi con maggior (o totale) controllo della società. Uno dei maggiori azionisti di MPS potrebbe diventare proprio il Tesoro Italiano, in quanto gli ingenti pagamenti degli interessi dei Monti-bond (400mln all'anno) verranno versati al Tesoro proprio in azioni, qualora non fossero disponibili altrimenti. Siena, in tal caso, diventerebbe solo la S di MPS, e poco più. Una possibilità ovviamente vista con il fumo negli occhi dall'establishment senese, ma vista con favore dal mercato. Sicuramente i soci dell'assemblea dovranno prendere una decisione importante, e non mancheranno discussioni e polemiche.
 

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Docente di matematica finanziaria all'Università di Siena