SIENA – Un bambino senese di otto anni, dal 2019, si trova in Armenia, paese di origine della madre, dove è stato portato dalla donna, nonostante una sentenza di separazione con affidamento esclusivo al padre e che, da allora, non può più esercitare il diritto alla bigenitorialità.

Lo fa sapere il comune di Siena che, primo in Italia, partendo dal caso del suo concittadino Ivan Marino, ha approvato a febbraio in Consiglio comunale una mozione sulla sottrazione internazionale di minori. Oggi, per voce del sindaco Luigi De Mossi chiede che “i diritti del padre vengano tutelati in una vicenda dolorosa e spiacevole. Sono in contatto con il sottosegretario per gli affari esteri Benedetto Della Vedova che si sta interessando” ha aggiunto il primo cittadino.  Della vicenda sono state informate l’Ambasciata e il Consolato italiano in Armenia, il Ministero degli esteri, il Parlamento europeo così come l’Autorità centrale armena che hanno fatto sapere “di seguire con attenzione il caso, ma che non possono ingerirsi nelle decisioni della magistratura armena” cosa che i legali di Marino non hanno mai chiesto senza però fare a meno di rilevare violazioni.

Come riferito dall’avvocato dell’uomo, Irene Margherita Gonnelli, “il matrimonio tra i due genitori è stato celebrato nella sede dell’Ambasciata italiana con legge italiana, ma non è stato né ratificato né legalizzato in Armenia”. Secondo i dati dell’Unione Europea su un totale di 136.884 denunce di scomparsa di minori, al 31 dicembre 2020, 1.712 riguardano sottrazioni da coniuge o altro congiunto. “Purtroppo, non è un caso isolato il mio – ha spiegato Marino -. All’estero succede di tutto e in Italia lasciano che accada. Se fossi il Marchese del Grillo farei suonare le campane perché è morta la legalità”. Il legale dell’uomo ha sottolineato poi come se tra i principi fondamentali dei diritti dell’infanzia ampiamente tutelati da normative nazionali e internazionali, emerge quello del ‘superiore interesse del minore’, “di fatto in questa vicenda appare la mancanza di un’adeguata normativa, la scarsa incisività della nostra diplomazia e la blanda efficacia delle convenzioni internazionali”.

Da qui la richiesta di impegno, avanzata al sindaco e alla giunta comunale di intervenire presso il Governo nazionale affinché si attivino per promuovere una soluzione positiva della vicenda nell’interesse del minore e del padre e che a questi siano fornite, con una semplice richiesta, le informazioni e l’assistenza necessaria e l’attivazione per ottenere il rientro del bambino in Italia attraverso l’esercizio del diritto di frequentazione; infine, il riconoscimento in Armenia della sentenza italiana ottenuta dall’uomo.

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