Caro Babbo Natale, dovunque tu sia pensa un po’ anche a noi. Non limitarti a portare doni e poi a volare via leggero con la tua slitta sopra i tetti delle città. Prova a soffermarti nelle case, ascolta chi le abita. Capirai come siamo messi quaggiù, come ci siamo ridotti.

Sembra non ci siano in giro più speranze in cui credere e quelli che ancora lo fanno giurano che è l’ultima volta. Chi ha fiducia ed è ottimista sulle sorti “magnifiche e progressive” lo fa ormai di nascosto, evitando di dirlo agli altri per non passare da matto.

Nessun “sole dell’Avvenire” illumina più i nostri occhi. Un tempo bastava buttare il pensiero al futuro e il cuore si allargava. Le statistiche dicono che i quarantenni oggi stanno peggio di quanto stavano i loro padri alla stessa età. E così se prima i sacrifici servivano per costruire vite migliori per se stessi e le generazioni future; noi invece non sappiamo neppure chi potrà mai godere dei nostri di sacrifici, che comunque dobbiamo fare. Certo, un tempo si stava peggio, ma è veramente migliore una società che ti considera solo un consumatore, ti fa vedere partite di calcio in tv tutti i giorni ma ti impedisce di sognare?

Tra qualche giorno entriamo nel settimo anno di crisi, né la Prima né la Seconda guerra mondiale del secolo scorso sono durate tanto. Non sono state scavate trincee né costruiti campi di concentramento, è vero. Però, il futuro sembra negato lo stesso, ed è altrettanto crudele. Eppure, c’è perfino chi ci ha guadagnato in questi anni, i ricchi sono diventati sempre più ricchi, i poveri sono aumentati, e noi abbiamo pericolosamente perso fiducia in noi stessi. La politica è stata ormai sconfitta dalla tecnocrazia e dalla dittatura dell’economia globale. Quel che ne resta è solo una vuota liturgia in cui ci fanno credere che contiamo, ma è solo un modo per tenerci buoni.

Dicono che ora, in Italia, i quarantenni prenderanno il potere. Io credo che non sia questione di età ma di visione di futuro e di senso di una comunità. Puoi averla, la visione, fino a novant’anni e non sapere neppure cosa sia da giovane. La delusione che circonda i risultati di questo Governo, guidato da due quarantenni, lo conferma. Destra e sinistra insieme avrebbero potuto cambiare l’Italia in pochi mesi ma non hanno fatto nulla.

Non ci rimane che affidare le nostre ultime speranze a Te che voli leggero nel cielo di una notte stellata e piena di grazia. Oppure, non ci resta che ognuno di noi, rimboccandosi le maniche, si vesta da Babbo Natale e cominci a vedere il mondo con occhi nuovi, che si aprano le case e spalanchino le finestre. Che torniamo in strada a mani tese e senza forconi. Che impariamo a conoscerci. Si spengano le tv e si accendano le memorie, perché diventino conoscenza condivisa e prospettiva collettiva. Allora non saremo più tra noi estranei e il Potere, chiunque esso sia e dovunque si nasconda, comincerà a sentirsi meno sicuro.

Buon Natale a te e a noi, caro Babbo Natale. E ricorda, se perdiamo le speranze, anche il tuo volare leggero sopra i nostri tetti non avrà più alcun senso.

Ah, s’io fosse fuoco

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