mandala_corallo_kenya2Un intervento complesso che ha ridato l’udito e il sorriso a una piccola paziente di due anni. A rendere difficile l’operazione le precarie condizioni dell’ospedale, quello di North Kinangop in Kenya,  in cui i medici dell’Ospedale senese Santa Maria alla Scotte hanno dovuto operare durante una missione di cooperazione sanitaria.

Verso la completa guarigione La piccola paziente si chiama Rita, affetta da una profonda sordità che l’aveva resa sorda e incapace di parlare, inserendole un impianto cocleare che le ha permesso di tornare a sentire e, di conseguenza, di riacquistare progressivamente l’uso della parola. L’intervento è stato eseguito dal dottor Marco Mandalà, dell’UOC Chirurgia Otologica e della Base Cranica, diretta dal dottor Franco Trabalzini, con la collaborazione della dottoressa Giulia Corallo, specializzanda dell’UOC Otorinolaringoiatria, diretta dal professor Walter Livi. «Si è trattato – afferma  Mandalà – di un intervento chirurgicamente complesso, reso ancora più difficile dalle condizioni precarie dell’ospedale keniota, che ha portato alla completa guarigione della bambina, anche grazie alla collaborazione del personale medico e infermieristico locale che si continuerà ad occupare anche delle cure postoperatorie della piccola paziente».

10 anni di collaborazione tra Siena e Kenya  L’ospedale di North Kinangop, con cui l’AOU Senese collabora da circa 10 anni in base a un progetto regionale, rappresenta una realtà sanitaria importante nel Kenya e, nel tempo, è riuscito a sviluppare discipline chirurgiche specialistiche, come l’otorinolaringoiatria, anche grazie al continuo sostegno dei medici toscani, sino a rendere possibile un intervento di notevole complessità, come l’impianto cocleare, effettuato in Italia solo nei centri specializzati. «Il sorriso di Rita e dei familiari, le sue prime parole, i tanti amici e collaboratori locali con cui condividere giornate di lavoro gratificante e sereno, le chiacchiere la sera con suor Noberta e Don Sandro che sono i referenti dell’ospedale keniota – conclude Mandalà –  hanno riempito le nostre giornate e creato legami forti e duraturi sui quali creare una  cooperazione sanitaria e umanitaria ancora più solida».

 

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