Vladimir-Jurowski
Il direttore d’orchestra Vladimir Jurowski

«Abbracciatevi, milioni! Questo bacio è per tutto il mondo!»

Il concerto di Capodanno, o di San Silvestro, è una felice consuetudine per i più importanti teatri del mondo. Da quest’anno anche l’Opera di Firenze si è aggiunta alle celebrazioni universali e lo ha fatto con una scelta perfetta, quella della “Nona” di Beethoven affidata la sera del 31 dicembre alla bacchetta di Vladimir Jurowski.

Riflessione solenne, titanica e universale Perciò niente valzer struggenti, niente brindisi sul palcoscenico, niente duetti e arie d’opera affidati ai cantanti del momento ma la riflessione solenne, titanica e universale che fa del capolavoro beethoveniano uno dei più cari ai musicisti eppure straordinariamente attraente per il pubblico. Che, seppure trepidante in attesa del movimento finale con l’Inno alla Gioia, non può non capire, dalle esecuzioni che lo accompagnano a “quella” gioia dopo le burrasche cosmiche dei primi due movimenti, che la Nona è ben altro rispetto all’inno europeo e all’aneddotica che da sempre l’accompagna e per sempre l’accompagnerà.

Jurowski, direttore dal gesto infallibile  Ed è tanto più chiaro questo percorso se a compierlo è un direttore affascinante come Jurowski: gesto infallibile, grande tensione fisica ed emotiva, assoluta padronanza dell’impareggiabile partitura, il maestro russo-tedesco ha quasi “sottomesso” tutto questo ad una lettura che privilegiava la chiarezza rispetto all’opulenza, la scansione ritmica rispetto agli abbandoni, l’accentazione del tragico che invece che annullare la gioia schilleriana del quarto movimento, la preparava e la esaltava.

I cavalli di Pier Luigi Pizzi all'ingresso dell'Opera di Firenze
I cavalli di Pier Luigi Pizzi all’ingresso dell’Opera di Firenze

“Arie di sorbetto”, i giovani musicisti protagonisti L’Orchestra e il Coro del Maggio Musicale Fiorentino preparato da Lorenzo Fratini lo hanno assecondato con convinzione, così come l’ottimo quartetto solistico: Camilla Tilling, Anke Vondung, Daniel Kirch e Thomas Johannes Mayer. Il concerto era seguito da un cena di gala per 200 persone, andata esaurita molto prima del 31 dicembre, accompagnata da “arie di sorbetto” affidate ai giovani cantanti dell’Accademia del Maggio Musicale Fiorentino e seguita, dopo il brindisi di mezzanotte, dallo spettacolo pirotecnico sul piazzale dell’Opera che introduceva alla danze accompagnate dal Quintetto Jazz. Per noi, troppo! Nel pomeriggio avevamo rivisto il Battistero e i capolavori sublimi di Donatello, Arnolfo di Cambio, Nicola Pisano, Michelangelo al Museo dell’Opera del Duomo. Quindi Beethoven. Mai come quest’anno abbiamo celebrato degnamente un anno tragico che solo l’arte è riuscito ad illuminare.

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