A Prato e Pistoia una impresa artigiana su tre rischia la chiusura: è l’allarme lanciato da Cna Toscana Centro, secondo cui il 68% delle aziende ha dovuto sospendere l’attività nella prima ondata pandemica, e il 30% dichiara di avere ancora l’azienda chiusa o in attività ridotta. Il 48% ha fatto ricorso a una o più misure di sostegno previste dal Governo, ma il 52% dichiara che non riuscirà a far fronte al pagamento di tasse, contributi e salari dei dipendenti nei prossimi mesi, e il 59% continuerà a usare ammortizzatori sociali.

Presidente Bettazzi; «A riferimento solo il criterio del calo dei fatturati» «Sul fronte dei ristori è necessario che il Governo superi i codici Ateco ma prenda a riferimento solo il criterio del calo dei fatturati -, afferma il presidente dell’associazione Claudio Bettazzi, secondo cui «è positivo il rifinanziamento della Cig, ma non vanno ripetuti i gravi ritardi nel trasferimento delle risorse al Fondo bilaterale dell’artigianato», e sarebbe fondamentale prorogare fino al 2023 il Superbonus 110%, estendendo l’agevolazione anche ai capannoni delle attività produttive. «Detto questo, è chiaro che il prossimo anno sarà drammatico per le imprese, e il rinvio di tasse e scadenze serve a poco, bisogna cancellarle, così come è prioritario allargare le detrazioni sul lavoro dipendente a tutta la platea del lavoro autonomo», sostiene Bettazzi, chiedendo che Regione e Comuni «abbiano il coraggio di sostenere investimenti e opere che trasformino l’economia territoriale».

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