La virologa Maria Grazia Cusi

Nessuna presenza di varianti di Sars-Cov-2 sul territorio senese, anche se si attende l’esito delle analisi già avviate sui casi positivi a Chiusi, dove in pochi giorni si è sviluppato un focolaio.

A dirlo ad agenziaimpress.it, Maria Grazia Cusi, direttore dell’Uoc Microbiologia e Virologia dell’Azienda ospedaliero-universitaria Senese con cui abbiamo parlato anche di vaccini e della loro efficacia, di immunità di gregge e di varianti.

Quanto ci devono preoccupare le mutazioni del virus?

«Il virus ha sempre mutato ed è soggetto a mutazioni. Bisogna vedere se sono mutazioni importanti e quale proteina virale vanno a interessare. Le varianti di Sars-Cov-2 che hanno dato un po’ di allerta sono quella ‘inglese’, quella ‘brasiliana’ e quella ‘sudafricana’ e quasi tutte hanno mutazioni nella proteina ‘Spike’ che va a legare il recettore cellulare e che viene legata anche dagli anticorpi che si sviluppano sia dopo l’infezione, sia dopo la vaccinazione. Dobbiamo essere molto vigili sulla circolazione delle varianti che per ora sembrano essere più contagiose ma non più letali del ceppo circolante fino ad ora. Importante è verificare sempre se ci sono delle varianti e focolai in modo da circoscriverli in modo tempestivo per verificare se queste varianti siano più o meno letali».

Ad oggi in provincia di Siena circolano alcune varianti del virus?

«Al momento attuale non abbiamo nessun dato a tal proposito anche perché c’è poca richiesta di indagine di ricerca delle varianti».

E’ plausibile pensare che l’elevato numero di contagi in pochi giorni a Chiusi sia dovuto alla circolazione di una variante di Sars-Cov-2?

«Le indagini sono in corso, il focolaio si è sviluppato nell’arco di pochi giorni e presto verificheremo se è dovuto alla presenza di varianti o meno. Penso che le prime risposte sulle analisi che stiamo già effettuando, potranno esserci la prossima settimana. I tempi sono più lunghi, l’indagine è più complessa e non così veloce come l’indagine diagnostica per vedere se un tampone è positivo o negativo. Noi facciamo un primo screening per vedere se sulla proteina ‘Spike’ ci sono mutazioni e poi procediamo con l’analisi di tutto il genoma virale».

Pfeizer, Moderna, Astrazeneca, ma anche Sputnik e Johnson & Johnson. I vaccini occupano le prime pagine dei media e si sente tanto parlare di percentuali e efficacia. Cosa vuol dire che un vaccino è efficace al 60% o al 92%?

«Definiamo un vaccino efficace quello che è in grado di indurre una risposta immune adeguata alla protezione del soggetto vaccinato. 95% significa che il 95% dei soggetti vaccinati sviluppano una immunità specifica contro Sars-Cov-2».

E quindi perché si acquistano anche vaccini con indice di efficacia inferiore al 90%?

«Il problema è l’approvvigionamento. Il Governo aveva puntato su maggiori numeri di dosi di Pfeizer e Moderna poi purtroppo c’è stata una diminuzione nel numero di dosi da fornire e quindi il Governo si è organizzato per poter avere la disponibilità da altre industrie di un vaccino che potesse essere comunque utile per la popolazione pur se meno efficace. Per esempio quello di Astrazeneca verrà somministrato a soggetti di età inferiore a 55 anni perché la sperimentazione eseguita non ha avuto il tempo di ampliare la casistica di soggetti con età superiore a 55 anni. Poi vista anche la percentuale di efficacia (al 60%, ndr) si preferisce immunizzare con questo vaccino i soggetti giovani rispetto agli anziani che sono la parte fragile della nostra società».

Secondo la sua esperienza quando raggiungeremo l’immunità di gregge?

«E’ prematuro dirlo, dipende tutto dalla campagna per la consegna dei vaccini. Se arriveranno come promesso nella tempistica dovuta, entro la fine dell’anno la maggior parte di noi potrebbe essere vaccinata».

I vaccini attualmente in circolazione si stanno dimostrando efficaci contro le varianti?

«Sicuramente riescono a funzionare anche contro la variante inglese. Sembrano efficaci, anche se a livello leggermente inferiore, contro quella brasiliana ma gli studi scientifici sono ancora in corso».

Quindi in attesa di essere vaccinati i consigli validi sono sempre gli stessi: mascherina, sanificazione delle mani e distanziamento sociale?

«Le precauzioni sono sempre le stesse di un anno fa, ma in un anno tanto è cambiato. Ora conosciamo molto di più il virus e come contrastarlo».

Articolo precedenteRistoratori sul piede di guerra. Farci aprire solo a pranzo una beffa. Incassi giù dell’80%
Articolo successivoCoronavirus. Sono 703 i nuovi positivi in Toscana, età media 43 anni. I decessi sono 16