“L’azienda fallisce, imprenditore si toglie la vita”, “Travolto dai debiti si getta da un ponte”, “Rimasto senza lavoro sceglie il suicidio”. Sono solo alcuni dei titoli che dall’inizio dell’anno si leggono sui quotidiani. Notizie che inizialmente hanno aperto le pagine dei giornali per poi diventare articoli da taglio basso fino a brevine a causa della triste frequenza con cui suicidi, portati a termine o solo tentati, si sono verificati nei primi 4 mesi dell’anno. Sono le storie tragiche degli imprenditori e dei lavoratori di oggi costretti a fare i conti con la crisi economica. Pressanti scadenze dei pagamenti, creditori che non danno respiro e all’orizzonte nessuna luce. L’unico rimedio appare agli occhi della disperazione solo quello di togliersi la vita. O a volte succede di morire per il troppo dolore di vedere il sogno di una vita infrangersi contro l’insistenza e la supponenza di chi ha il compito di vigilare e spesso si fa accecare dal potere.
 
Ristoratore muore a Pisa per l’indisponenza di tre ispettori Asl Proprio come è successo a Pisa due giorni fa dove E. V., 76 anni, cardiopatico non ha retto al comportamento ostile di tre funzionari della Asl 5 che si erano recati per un’ispezione nel suo ristorante. I tre dovevano verificare lo stato di avanzamento di alcune prescrizioni tecniche e documentali disposte in seguito ad una precedente indagine. Alcune erano state perfezionate, altre ancora no. E questo a fatto indispettire uno degli ispettori. I toni si sono scaldati e il cuore di Virgili non ha retto.  L’uomo è morto d’infarto. I familiari hanno già annunciato un’azione legale contro gli ispettori.

Imprenditori alla gogna «La vicenda del ristoratore Emilio colpisce tutti noi imprenditori profondamente nel vivo e ci lascia quasi senza parole – è il commento di Enrico Guardati, presidente di Fipe Confcommercio Pisa – Al di là delle responsabilità che eventualmente dovranno essere accertate nelle dovute sedi, questo tragico fatto è sintomatico di un clima generale di grande ostilità che si è venuto a creare nei confronti degli imprenditori, soprattutto più piccoli. Noi siamo stanchi di essere sottoposti ad una continua e diffamante gogna pubblica, di ricevere l'infamante accusa di essere degli evasori, siamo stanchi dei continui controlli a tappeto, siamo sfiniti da infinite prescrizioni il più delle volte ottuse e inutili, ossessionati da una impossibile burocratizzazione di ogni aspetto del nostro lavoro. E' inaccettabile considerare gli imprenditori, anche da parte di pubblici ufficiali in servizio, alla stregua di veri e propri criminali, tenerli sotto scacco con il sospetto e una presunzione di colpevolezza data quasi scontata. Nella stragrande maggioranza dei casi siamo onesti, lavoriamo 12-13 ore al giorno, tutti i giorni dell'anno, forniamo servizi ai cittadini, diamo occupazione, rendiamo accoglienti e sicure le strade e le piazze che ci ospitano. Ci consideriamo, senza retorica, piccoli ed oscuri eroi del lavoro, dell'impegno, della dedizione, del sacrificio, eppure siamo tartassati da un sistema di controlli molto simile ad uno stato di polizia e da un livello di tassazione di tipo feudale».
 
La lunga lista dei suicidi Quello di Pisa è un caso limite che, però, va ad aumentare la lunga lista dei suicidi della disperazione. Numeri in preoccupante crescita nei primi mesi del 2012. L’ultimo in ordine di tempo è quello P. T di 53 anni, imprenditore agricolo di Altivole (Treviso), che si è impiccato nella sua azienda. Secondo i familiari, il suicidio è da collegare alla difficile situazione economica in cui versa l'impresa. L'uomo di recente aveva acceso un mutuo per la casa e per un nuovo capannone. Ad aggravare la situazione economica anche la siccità che aveva compromesso il raccolto di asparagi. L’8 aprile si è tolto la vita F., 26 anni, assemblatore di mobili a Caprese Michelangelo, in provincia di Arezzo, che si è ucciso all’interno del suo furgone per una maxi multa dell’Agenzia delle Entrate (oltre settanta rate da circa 600 euro al mese). Il 4 aprile M. F. imprenditore romano di 59 anni che gestiva una società di progettazione e costruzione con profilati di alluminio. L’azienda era in fallimento e gli operai in cassa integrazione. Prima di suicidarsi ha lasciato una lettera in cui parla di una «situazione lavorativa ed economica difficile». Il 3 aprile un corniciaio di Centocelle (Roma), assediato dai creditori, si è impiccato nella sua bottega. Il  28 marzo a Bologna  un artigiano di 58 anni di Ozzano Emilia, G.C., si dà fuoco nel parcheggio dell'Agenzia delle entrate. Muore per le gravi ustioni il 6 aprile. Aveva una pendenza con il fisco di 104mila euro e un processo, chiuso proprio quel giorno con una condanna, per false fatturazioni. Il 9 marzo a Ginosa Marina (Taranto) il titolare di un negozio di abbigliamento, V. D. si impicca a un albero. Si era visto rifiutare da una banca un prestito di poco più di mille euro. Il 26 febbraio vicino a Firenze un imprenditore di 64 anni si impicca nel capannone della sua azienda. Aveva problemi economici. Il 27 febbraio a Verona un piccolo imprenditore edile, dicendo di vantare crediti con vari clienti per circa 34mila euro, si è presentato in banca chiedendo un prestito di 4mila euro. L'uomo, un 50enne titolare di un'impresa edile, vistosi negare il prestito dalla sua banca, verso cui era già debitore, è uscito dalla filiale e si è cosparso di alcol, tentando il suicidio. Lo hanno salvato i carabinieri. Il 21 febbraio a Trento un piccolo imprenditore, schiacciato dai debiti, si getta sotto un treno alla stazione. A salvarlo gli agenti della Polfer. Il 13 febbraio a Paternò (Catania) un piccolo imprenditore di 57 anni si impicca a una corda legata ad un muletto. Era in preda alla disperazione a causa dei debiti della sua azienda di macchinari per l'agricoltura. E questi sono solo i morti dei primi quattro mesi dell’anno.

Imprenditori e non solo La lista si allunga e diventa un vero e proprio bollettino di guerra se si considerano anche i lavoratori che hanno perso il proprio impiego e gli anziani che si sono visti ridurre le pensioni. Anche a loro, togliersi la vita, è sembrata l’unica soluzione possibile. Il 3 aprile è N. C., 78 anni di Gela che si lancia dal quarto piano della sua abitazione perché l’Inps le aveva ridotto la pensione da 800 a 600 euro.Il 29 marzo a Verona un operaio edile di 27 anni, di origini marocchine, si è dato fuoco alle gambe e alla testa dopo essersi cosparso di benzina nei pressi del municipio di Verona. L'uomo non riceveva da quattro mesi lo stipendio dal consorzio cooperativo di servizi d'impresa in cui lavora. Il 27 marzo a Trani (Bari) un uomo di 49 anni si è suicidato lanciandosi dal balcone di casa. Di professione imbianchino, da tempo non riusciva a trovare lavoro. Il 22 marzo a Genova un disoccupato di 45 anni è salito su un traliccio alla periferia della città minacciando di uccidersi. Chiedeva aiuto per comperare scarpette ortopediche alla figlia malata. Il 15 marzo a Lucca un'infermiera di 37 anni ha tentato il suicidio ingerendo un liquido tossico. Aveva perso il lavoro che aveva in un ospedale della provincia di Lucca. Il 25 febbraio a Sanremo un elettricista di 47 anni, A. F., si è sparato un colpo di pistola in bocca. Era stato licenziato da un'azienda di Taggia.Il 17 febbraio a Napoli un uomo da tempo disoccupato ha tentato il suicidio con il gas in casa. È stata la polizia, allertata dai vicini, a fermarlo. Il 10 gennaio a Cirò Marina (Crotone) un cinquantenne da poco licenziato ha tenta il suicidio con un grosso quantitativo di ansiolitici. Lo hanno salvano i carabinieri, chiamati da un trisettimanale locale cui l'uomo aveva mandato un'email in cui annunciava il gesto. L’ 8 gennaio a Bari A. A., 69 anni, e il marito S. D., 64 anni, si sono suicidati lo stesso giorno, lei con barbiturici in una stanza di albergo della città, lui in mare lungo il litorale. La coppia aveva gravi difficoltà economiche da quando, nel 2004, D. aveva perso il lavoro di rappresentante di tessuti. Il 7 gennaio a Policoro (Matera) un operaio edile di 58 anni ha cercato di togliersi la vita con un colpo di pistola all'addome. Temeva che con la riforma della previdenza non sarebbe più potuto andare in pensione. Il 2 gennaio a Bari un 73enne si è gettato dal balcone di casa dopo avere ricevuto dall'Inps la richiesta di restituire 5mila euro.

Agenzia delle Entrate e Equitalia Un bollettino in cui l’unico leit motiv sembra la crisi che da mesi ormai attanaglia gli italiani e il mondo più in generale. In cui la realtà quotidiana sembra fatta solo di tasse da pagare, poco tempo per vivere o quantomeno provare a godersi i piccoli piaceri di ogni giorno. E quando ci si ferma a pensare a quanti non ci sono più, inevitabile è puntare il dito contro chi non guarda in faccia la disperazione della gente (forse non è nemmeno il loro mestiere): Agenzia delle Entrate e Equitalia.  L’unica posizione sul tema risale al 29 marzo scorso quando il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, rilasciò ai giornalisti una dichiarazione in merito all’uomo che si era dato fuoco davanti alla sede dell’Agenzia di Bologna. «Siamo estremamente dispiaciuti per quanto e' accaduto – disse – seguiremo direttamente questa situazione. In momenti di difficoltà economica e crisi finanziaria purtroppo episodi di questo genere possono accadere».E’ vero, possono accadere. Ma ora i suicidi sono diventati troppi e forse, per chi di dovere,  è tempo di fermarsi a riflettere con meno superficialità. E comprendere che se la crisi cambia le abitudini degli italiani, qualcosa deve cambiare anche ad altri livelli. Magari partendo dalla impietosa burocrazia e dalle sue terribili tenaglie in mano agli organi e alle società preposti al controllo.

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