Sì alle preghiere per il Ramadan nella caserma Gonzaga a Firenze. Lo ha confermato in una intervista al Tgr della Toscana il sindaco di Firenze Dario Nardella. «Manterremo questa possibilità per la preghiera, questa estate», ha detto il sindaco. Rispetto al no dell’ex segretario del Pd Matteo Renzi all’ipotesi invece di accogliere permanentemente il centro islamico nello spazio militare dismesso, il sindaco ha spiegato che «Renzi ha anticipato ciò che avevamo rilevato in questi giorni: problemi tecnici giuridici che precludono questa ipotesi».

Il sindaco Nardella con l’Imam di Firenze

L’Imam: «Se non oggi sarà domani» Il no di Matteo Renzi alla moschea nell’ex caserma Gonzaga di Firenze «può essere letto così: siamo sotto campagna elettorale. Si può comprendere che siano ancora nella vecchia politica». Lo ha detto l’imam del capoluogo toscano e presidente Ucoii Izzedin Elzir intervistato dal Tgr della Toscana. In merito alla costruzione del centro islamico a Firenze, ha sottolineato Elzir, «è evidente che ci sono resistenze a Firenze; c’è già chi ha pagato un milione per non vedere realizzata una moschea» in un terreno a Firenze sud. «Ma mi dispiace per loro – aggiunge Elzir – noi siamo qua e la moschea se non si fa oggi si farà domani». Dopo il no all’ipotesi della moschea nell’ex caserma Gonzaga, però, Elzir spiega: «Al momento non abbiamo una soluzione alternativa».

Spinelli (Mdp): «Contraria al referendum» «La città di Firenze ha bisogno di una moschea. La comunità di cittadini di religione musulmana non ha un luogo in cui riunirsi e pregare. L’Amministrazione ha il dovere di collocare queste funzioni nelle strutture e nei luoghi più adeguati, così come accade per esigenze analoghe o di diversa natura insite in tutte le comunità». Lo afferma il capogruppo Mdp in Consiglio regionale Serena Spinelli, in merito al dibattito sulla moschea a Firenze. «Sono favorevole al fatto che attorno a questo tema ci sia una discussione – aggiunge in una nota -. Sono invece contraria al referendum per il semplice motivo che il rispetto delle diversità di culto è già previsto nell’articolo 19 della Costituzione. Non si è mai visto fare un referendum per la costruzione di un luogo di culto, di qualsiasi religione esso sia». Secondo Spinelli «non dobbiamo inventarci niente: semplicemente rispettare la nostra Costituzione che così come tutela la professione delle diverse fedi religiose sancisce il dovere di rispettare le leggi del Paese in cui si vive». A Firenze, dice ancora, «ci stiamo annodando su di una controversia a mio avviso inadeguata rispetto al tema che abbiamo davanti e dunque alle complessità che la contemporaneità ci chiede di affrontare. Abbiamo la fortuna di avere un imam che dimostra capacità di relazione e ascolto nei confronti della città – conclude -. Ma nonostante questo il tema della costruzione della moschea continua a non avere fine e a non trovare una soluzione effettiva».

Alberti (LN): «Sindaco ombra» «Il clamoroso cambio di rotta, peraltro da noi ripetutamente caldeggiato, del sindaco Nardella sul tema dell’ubicazione della nuova moschea, pone un serio dubbio sul fatto che il primo cittadino di Firenze non sia in qualche modo influenzato dal sig. Matteo Renzi che, attualmente, non ha alcun incarico istituzionale. Se così fosse, la cosa sarebbe alquanto grave e foriera di cattive notizie per i fiorentini che praticamente dovrebbero confrontarsi con un sindaco ‘ombra’». Lo afferma il consigliere regionale della Lega nord Jacopo Alberti, in merito al dibattito sulla realizzazione della moschea di Firenze nell’ex caserma Gonzaga. «D’altronde, dopo aver sostenuto a più riprese che l’ex caserma Gonzaga sarebbe stata idonea per ospitare il luogo di culto islamico – aggiunge in una nota – questa improvvisa retromarcia, dopo che l’ex premier, aveva bocciato questa ipotesi, porta necessariamente a pensare che l’influenza renziana sia particolarmente rilevante nei confronti di Nardella, notoriamente delfino del candidato segretario». Per Alberti, «siccome già in altre occasioni l’attuale sindaco non era stato immune dalle sortite renziane, ci chiediamo, con amarezza, se il capoluogo regionale non sia una sorta di località in franchising che dipende in tutto per tutto dalla volontà altrui, ovvero dalla casa madre…».

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