corruzioneNon possono favorire amici e parenti, neanche ex coniugi. Non possono accettare regali, favori, compensi, utilità’. Non devono assecondare le pressioni esterne. E, se dovesse scoppiare uno scandalo, non possono fare scaricabarile sui colleghi dicendo: «Si, c’ero ma non lo sapevo, se ne occupava l’altro». Questo, e molto altro, verrà insegnato nella prima scuola anti-corruzione interamente dedicata ai dipendenti pubblici. La scuola nasce a Firenze, realizzata da Anci Toscana, e si configura come progetto di formazione permanente per dirigenti e quadri della pubblica amministrazione. Nella pratica dà gambe a normative già pronte ed efficaci, però ancora poco seguite dagli enti pubblici.

Anticorruzione per i dipendenti delle Pa «La legge Anticorruzione a due anni dalla sua entrata in vigore fatica ancora a trovare piena applicazione, occorre un cambio di marcia, una trasformazione nella mentalità di tutti i soggetti coinvolti nell’amministrazione pubblica – spiega il segretario generale di Anci Toscana, Alessandro Pesci che ricorda che: – entro il 31 gennaio scorso i Comuni sono stati chiamati ad approvare i piani anti-corruzione. Un passaggio obbligatorio per rispettare la normativa vigente ma che ci auguriamo che venga vissuto dagli enti non solo come adempimento ma come opportunità per una riorganizzazione interna». Ogni Comune deve avere un dirigente responsabile anti-corruzione, in modo simile ai responsabili dei piani per la sicurezza sul lavoro o del trattamento dei dati personali. I dirigenti anti-corruzione, spiega l’avvocato Marco Giuri, consulente di Anci Toscana che ha curato il progetto della scuola, «devono far rispettare il piano di cui ogni Comune si deve dotare. Devono verificare i comportamenti degli altri dipendenti, realizzare e vigilare su modelli organizzativi che siano conformi al piano, devono fare formazione al personale».

A scuola di anticorruzione Quanto alla didattica della scuola, prosegue il legale, «saranno evidenziate bene tutte le ipotesi di conflitto di interesse, per esempio laddove un dirigente di un servizio si trovi ad assegnare forniture, incarichi esterni che deve sempre valutare. Poi – prosegue Giuri – c’è tutta la questione del “traffico di influenza”, le pressioni esterne, inevitabili, ma che vanno fermamente tenute a distanza, e quindi la trasparenza secondo il recente DLgs 33/2013». Gli altri riferimenti normativi sono la legge anti-corruzione 190/2012 e il Dpr 62/2013, regolamento che fissa le linee generali per i dipendenti pubblici, come l’eclatante non accettare compensi, utilità o regali sopra il valore di 150 euro. L’authority di riferimento è l’Anac, l’Agenzia nazionale anti-corruzione. Quindi, se in un ente accadono episodi illeciti, scattano procedimenti dirigenziali disciplinari a carico del responsabile dell’ente. Tuttavia la scuola mette in luce le funzioni più a rischio dove si possono annidare i responsabili diretti di eventuali, concrete corruzioni. Tra queste, i settori dei contratti d’appalto, di fornitura, l’acquisto di servizi esterni, la gestione del personale (vedi assunzioni e concorsi), tutto il fronte delle concessioni urbanistiche e edilizie, le elargizione e i contributi a enti, associazioni, soggetti esterni. La formazione serve ad incrementare la consapevolezza tra i dipendenti di quelle che sarebbero antiche regole di buon senso e di dovere pubblico un po’ appannate. Il segretario di Anci Toscana Pesci peraltro evidenzia che «il settore dell’anti-corruzione, insieme a quello della sicurezza del lavoro, sarà l’unico a non essere investito dai tagli alle spese di formazione, calcolati nell’ordine del 50 per cento, con cui i Comuni si troveranno a fare i conti». Il 10 aprile convegno al Fuligno di Firenze per presentare la scuola.

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