rossi_presepe«Quando il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, con una sua lettera, ci ha chiesto, come a tutte le Regioni, di inviare un presepe toscano al Quirinale, mi sono ricordato che Coreglia Antelminelli (Lucca) e la Media Valle sono famose nel mondo per i “figurinai”, che per secoli sono emigrati in Europa e in America, con le famiglie, per realizzare presepi in gesso. Cosi’ e’ nata l’idea di inviare il presepe della Toscana che da domani sara’ in mostra al Quirinale, insieme a quelli di altre region». Con queste parole il presidente della regione Toscana, Enrico Rossi, ha aperto oggi la conferenza stampa con la quale sono stati presentati i 2 presepi di Coreglia Antelminelli, quello che farà mostra di sé al Quirinale e quello allestito accanto allo scalone monumentale di palazzo Strozzi Sacrati a Firenze.

«Non bisogna mai sottrarre qualcosa alla propria storia» «E visto che mandavamo il presepe a Roma ho pensato di farlo anche nella sede della presidenza della Regione – ha aggiunto Rossi- Perché, anche in relazione a certe polemiche delle scorse settimane, non si deve pensare che il rispetto degli altri deve passare da una sottrazione. Io non sono credente – ha aggiunto Rossi -, ma credo nei valori del Natale, ricordo momenti bellissimi quando facevamo il presepe con mia madre, e soprattutto credo che non si deve mai sottrarre qualcosa, alla propria storia, alla propria identità, semmai si può aggiungere qualcosa». In questo contesto Rossi ha precisato che «se ci sono altre festività, altre tradizioni, che hanno un valore, noi siamo qua, siamo disponibili».

Rossi: «Il presepe è storia di una mancata accoglienza» Il presidente della Regione si è poi soffermato sul valore del presepe. «Il presepe ricorda una storia di migranti, una ‘mancata accoglienza’- ha ricordato Rossi- perche’ Giuseppe e Maria non trovarono posto in albergo e si rifugiarono nella grotta. Coloro i quali accorsero erano umili, persone che lavorano, che capiscono il valore della solidarietà». Anche la storia dei “figurinai” è una storia di migranti. «Quando in Garfagnana e in Media Valle non c’era abbastanza da mangiare si andava in giro per l’Europa e anche in America – ha ricordato Rossi- e si portavano i ragazzi, perchè cosi’ era più facile andare a vendere queste figure in gesso. Invito ad andare a Coreglia Antelminelli, dove è stato realizzato un museo con 1.300 di queste figure in gesso. Una tradizione che sembra risalire addirittura ai Della Robbia e che rappresenta ancora oggi una parte dell’artigianato toscano di valore».

Articolo precedenteLa rivelazione. Gioconda, il direttore del Museo Ideale: «Se ne invaghì Giuliano de Medici»
Articolo successivoGiubileo al via. La Misericordia di Dio per un’umanità ferita e smarrita