cassanoElezioni finite. Peccato, ci avevamo preso gusto. Succede sempre così, quando arrivano i cosiddetti “grandi eventi”, e nei “social network” si finisce a non parlare d’altro. Nei giorni del Conclave, per esempio, Facebook era pieno di raffinati vaticanisti. Quando Sorrentino vinse l’Oscar, tutti esperti cinematografici. Adesso entriamo in clima Mondiale, e vedrete che stuolo di commissari tecnici.

Intanto, Cassano ce lo descrivono in formissima… Magro, scattante, serio e sgobbone. Da non crederci. Sente di avere l’ultima chance e vuole giocarsela. Considerata la concorrenza, potrebbe anche farcela. Di sicuro, è la prova provata che Prandelli tutti i difetti avrà, ma non quello di farsi condizionare. Dall’opinione pubblica, dai giornalisti, dal cosiddetto “gruppo”… quel “gruppo” che è da sempre una specie di totem al quale sacrificare qualcosa ad ogni occasione internazionale.

In nome del “gruppo” da salvaguardare, infatti, non sono stati presi in considerazione elementi in buona forma e con le carte in regola per far parte di un mondiale o di un Europeo. Ricordiamo in ordine sparso Vialli e Beppe Bergomi nel 1994, che Sacchi considerava corpi estranei al “gruppo” che aveva formato. Roberto Baggio, la cui presenza nel “gruppo” di Corea 2002 avrebbe destabilizzato l’equilibrio di Totti e Del Piero, le stelle più attese. Il Gilardino che volava, lasciato a casa agli Europei 2004 per non disturbare le gerarchie formatesi in seno al “gruppo”. Il Panucci del 2006 e lo stesso Cassano del 2010, che Lippi (ma soprattutto il “gruppo”) vedeva con la stessa simpatia che Wil Coyote riserva a Bip-Bip.

Invece Cassano sta lì. Sgobba, lavora (ed è una novità) e rischia di andare in Brasile, in barba al “gruppo” consolidato (ed è una novità storica anche quella). «Quaranta giorni di ritiro con Cassano sono lunghi da far passare», sussurrò a mezza voce uno dei senatori di Lippi alla vigilia dell’infausta spedizione a Sudafrica 2010.

Insomma, la sua carriera parla per lui, e ci sarebbero mille motivi per lasciarlo a godersi il sole su una spiaggia tropicale. E se proprio devo dare un giudizio personale, non mi fido più di Cassano da tempo. Il credito che gli avevo aperto come tifoso, l’ha perso tutto per strada.

Però anche la logica del “gruppo” non mi ha mai convinto del tutto. E mi ricordo invece cosa successe a Paolo Rossi nel 78, a Bergomi nell’82 e ad un tal Schillaci durante le notti magiche del 90.

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