risA distanza di 24 anni dall’omicidio del muratore Francesco Della Volpe, avvenuto a Cecina (Livorno) nella notte tra il 30 giugno e il primo luglio 1991, è stato arrestato il cognato della vittima, considerato dagli inquirenti uno dei due esecutori materiali. Risulta ancora ignoto il complice. L’uomo è stato individuato grazie alle tracce di Dna lasciate sul luogo del delitto. Ad arrestarlo, in esecuzione di un’ordinanza cautelare emessa dal Giudice Antonio Del Forno su richiesta del Sostituto Procuratore Fiorenza Marrara, sono stati i Carabinieri di Livorno e Cecina.

Riapertura del caso, un cappelloe  un guanto portano all’omicida Dopo la decisione della Procura di Livorno di riesaminare il caso, l’utilizzo delle nuove tecniche di laboratorio, impensabili all’epoca dei fatti, ha permesso ai militari del Ris di Roma di rintracciare ed isolare alcuni campioni di Dna riconducibili all’omicida, alla vittima e a un secondo individuo tuttora ignoto e ritenuto il suo complice. Sono risultate determinanti le numerose tracce biologiche, soprattutto ematiche, rinvenute all’interno di un cappello e di un guanto da cucina presenti sul luogo del delitto. Le analisi genetico forensi hanno consentito così di isolare sui reperti i profili genetici sia della vittima sia del cognato che, secondo le indagini, al momento del delitto indossava il cappellino da muratore e il guanto dimostrando in modo inequivocabile per gli investigatori come quest’ultimo sia uno dei due esecutori materiali dell’omicidio. Ancora senza nome, invece, la persona che con il cognato avrebbe ucciso Della Volpe per poi sbarazzarsi del cadavere. Anche in questo caso gli specialisti del Ris sono riusciti a individuare e isolare, su altri reperti trovati sul luogo del delitto, un secondo profilo genetico al quale manca solo un nome.

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