In un recente dibattito televisivo mi è capitato di dialogare piacevolmente di Mps e della Fondazione riflettendo con Vittorio Mazzoni della Stella su due importanti elementi di attrattività per Mps ai quali non avevo pensato, ma che in realtà sono più che interessanti per un possibile compratore. Mi sono quindi reso conto che la riuscita dell'aumento di capitale e tutt'altro che improbabile, nonostante l'operatività della banca sia ancora piuttosto malconcia e la capacità di produrre utili nel breve periodo sia dubbia, almeno finché non si colgano segnali di ripresa economica. Ma gli elementi che voglio discutere qui sono indipendenti da questo, essendo di natura tecnica.
 
Il primo meccanismo è quello della cosiddetta “bara fiscale”. Dal 2007 in poi, Mps non ha fatto che accumulare perdite, per una cifra che dovrebbe aggirarsi intorno agli 8 miliardi di euro. Come per tutte le società di capitali, queste perdite sono recuperabili nei bilanci di esercizio futuri; e con la legge finanziaria del 15/11/2011 (articolo 23, comma 9) la detraibilità delle perdite passate è stata estesa illimitatamente, modificando il regime precedente che prevedeva un massimo di 5 anni, anche se “solo” in misura dell'80% delle perdite. Che impatto ha questo cambiamento su Mps? La risposta è: gigantesco. Chi acquisisse Mps nel 2014, potrebbe mettere in detrazione (sugli utili) l'80% di 8 miliardi circa, cioè 6-7 miliardi; e lo potrebbe fare per sempre, fino all'esaurimento di questa perdita pregressa. Chiaramente, può essere interessato all'operazione solo chi sa di poter contare su utili imponenti, dell'ordine delle centinaia di milioni di euro, da spalmare in pochi anni (perché, si sa, la legislazione può sempre cambiare). Quindi Mps potrebbe essere un boccone golosissimo per un grande gruppo industriale o finanziario, che di fatto si ripagherebbe la spesa dell'acquisto (a spese, ahimé, dei contribuenti) in tutti gli anni in cui facesse utile. Mps rappresenterebbe, per tale acquirente, una rendita fiscale.
 
La seconda nota degna di attenzione è il fatto che Mps si è ridotta di valore, ma non di operatività potenziale: è ancora una banca nel panel delle 26 banche europee che decidono il fixing dell'Euribor (il tasso indicizzato ai mutui sulle abitazioni, per dirne una), e ha le licenze per operare in tutti i mercati mondiali. Potrebbe quindi essere attraente non solo per un grande gruppo industriale interessato ai benefici fiscali che Mps si trascinerebbe dietro; ma anche per un gruppo industriale con ingenti flussi di cassa finanziari in bilancio (ad esempio, che commercia in materie prime), che potrebbe essere interessato ad acquisire una banca per svolgere le operazioni “in proprio”, risparmiando così sui margini di intermediazione.
 
Questi sono due elementi che lasciano ben sperare per la banca, in quanto ne aumentano il valore. Sono certo che entrambi appariranno sui tavoli in cui si decide l'esito dell'aumento di capitale.
 
 

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Docente di matematica finanziaria all'Università di Siena