mps_16.jpg«Un’ispezione della Banca d’Italia, iniziata il 27 nel settembre 2011 e terminata nel 9 marzo 2012, inviata anche a Consob, chiarisce che Alexandria era un derivato. I tre miliardi di buoni del tesoro, entrati  nell’attivo della banca, non erano quindi mai stati acquistati. Tutti i bilanci, a partire dal 2012, sono perciò non veritieri: gli aumenti di capitale non potevano essere fatti ed i Monti-bond non potevano essere richiesti». E’ quanto ha dichiarato alla commissione d’inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena l’avvocato Paolo Emilio Falaschi, che ha presentato la costituzione in parte civile di alcuni piccoli risparmiatori nel processo in corso a Milano sulla ristrutturazione del derivato Alexandria, sulla base di documenti, che ha consegnato al presidente Giacomo Giannarelli.

Credibilità a rischio in Europa «Non riesco a capire come si possa affermare da parte della banca – ha aggiunto Falaschi – che fosse necessario conoscere quanto emerso dalle indagini della Procura di Milano per capire che Alexandria e Santorini erano derivati». A suo parere, se davvero Banca d’italia e Consob sapevano e non sono intervenute, si rischia un’enorme perdita di credibilità in Europa.

Minaccia crediti deteriorati Un altro tema sollevato dall’avvocato sono le partite anomale. «I crediti deteriorati sono quasi 50 miliardi, una somma enorme pari ad una Finanziariaha sottolineato –. La Banca Centrale Europea, quando ha approvato l’ultimo aumento di capitale nel 2015, ha ribadito che tale aumento è insufficiente per la soluzione dei problemi strutturali della banca, sottolineando nuovamente la necessità di affrontare il problema».

Legittimi sospetti «Se ormai è chiaro che sui derivati nei bilanci Mps si poteva vigilare meglio e prima, mi chiedo se oggi si stia vigilando a sufficienza sui crediti deteriorati, come ha segnalato tre anni fa la Bce» ha osservato il presidente Giannarelli. «Le risposte di Banca d’Italia alle domande della commissione, pubblicate sul loro sito istituzionale, confermano i legittimi sospetti della inefficacia degli organismi di controllo – ha aggiunto -. Un risparmiatore dovrebbe poter riconoscere in modo chiaro, facile e intuitivo, l’andamento della banca in cui investe e gli organismi di vigilanza dovrebbero preservarlo da eventuali comportamenti pericolosi, messi in atto dal management di questi istituti».

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