PRATO – Un interprete intelligente, ironico e malinconico della Toscana e soprattutto della toscanità. Uno di quelli che Curzio Malaparte avrebbe annoverato tra i “maledetti toscani”.

Questo è stato l’attore, ma anche regista e produttore, Francesco Nuti, scomparso prematuramente nel giugno scorso. E ora la Toscana lo celebra, intitolandogli un teatro nella sua Prato, la città dove era cresciuto e si era formato. Non un teatro a caso, ma quello delle Manifatture digitali cinema, fiore all’occhiello di Toscana film commission per la produzione, la sperimentazione e la formazione cinematografica e audiovisiva. A scoprire la targa, oggi, nello stabilimento di via Santa Caterina, anche il presidente della Regione Eugenio Giani, il sindaco di Prato Matteo Biffoni, e i famigliari dell’artista, la figlia Ginevra e il fratello Giovanni. A presentare l’evento e moderare gli interventi, il giornalista e critico cinematografico Federico Berti.

“Francesco Nuti – ha detto il presidente Giani – ha rappresentato l’identità di noi toscani in un momento di trasformazione del cinema italiano. È stato il caposcuola di una serie di film indimenticabili, che hanno portato nella cultura popolare e nella battuta quotidiana le nostre caratteristiche, il nostro modo di essere. La cultura cinematografica toscana vede in Francesco Nuti un riferimento assoluto. Perciò il fatto di poter intitolare a lui questo ambiente è una scelta molto bella, che la Regione Toscana condivide e di cui è partecipe, in quanto soggetto a cui risponde la struttura”.

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