FIRENZE – I toscani nel 2023 hanno speso 566 euro in più rispetto all’anno precedente per riempire il carrello della spesa. Nel 2022 questa cifra si attestava a 494 euro.

Peggio di tutti è andata ai cittadini grossetani, che hanno dovuto sborsare 689 a causa di una inflazione media dell’11,7%. A seguire Livorno (+654) e Siena (+636). Poi Massa Carrara (+601) e Pisa (+572), Pistoia (+566), Lucca (+560), Arezzo (+524) e infine la il capoluogo di regione Firenze (+501).

“In due anni ogni famiglia della nostra regione ha dovuto pagare poco più di mille euro per rispondere ai normali bisogni alimentari. Uno sforzo che ha destabilizzato le economie di molti nuclei che hanno dovuto fare molte rinunce, cambiare abitudini e ingegnarsi per ridurre al minimo ogni spreco e ogni spesa superflua. Sono sfiancate – ha sottolineato Letizia Casani, presidente Coldiretti Toscana –. Gli effetti della discesa dell’inflazione alimentare, che è passata dal 12,2% di inizio anno al 4,4% del mese di dicembre, dovrebbero presto farsi sentire e sono una buona notizia, significativa di un trend che ha invertito la rotta. Le nuove tensioni in Medio Oriente, la crisi del canale di Suez, rischiano però di avere conseguenze sul costo dei beni energetici e quindi sui costi di trasporto e di produzione portandosi così dietro nuovi rincari dei prezzi. E’ uno scenario che ci preoccupa molto e che potrebbe rimettere tutto in discussione”.

Per difendersi le famiglie vanno a caccia dei prezzi più bassi anche facendo lo slalom nel punto vendita, cambiando negozio, supermercato o discount alla ricerca di promozioni per i diversi prodotti. Ma anche tagliando gli sprechi che costano, ad ogni italiano, 385 euro a testa. L’emergenza si estende alle imprese agricole colpite dagli eventi estremi, 183 quelli nell’ultimo anno in Toscana, che ha ridotto e danneggiato i raccolti e dai bassi prezzi pagati alla produzione che non molti casi non coprono neanche i costi di produzione con il rischio dell’abbandono di interi territori.

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