Un invito a Corte non è cosa da tutti i giorni: lo hanno ricevuto le Contrade, per andare alla Corte d’Inghilterra, dove Queen Elizabeth festeggerà il suo novantesimo genetliaco. In attesa dell’invito come da protocollo, con tutta la ceralacca, i timbri, gli stemmi e gli svolazzi del caso, per ora abbiamo avuto la gradita visita di una sorta di regale ambasciatrice, organizzatrice del grandioso evento a Windsor.

regina-elisabetta-600x300I rapporti di Siena con le teste coronate d’Europa e con i capi di Stato italiani e stranieri non sono certo una novità. “Per forza e per amore” abbiamo accolto dominatori come Carlo V e Violante di Baviera, che tanto di sé ha lasciato, in maniera indelebile, nella storia della Città. Abbiamo aperto le porte, celebrato feste e organizzato Palii in onore del Principe Matthias de Medici; abbiamo ricevuto regnanti e governanti, primi ministri e ambasciatori: dalla regina Margherita – quella Margheritè oggetto del sapido sberleffo popolare ma anche di un più raffinato panforte che porta il suo nome – a Tony Blair, tanto per restare nel Regno Unito. In tempi molto recenti le teste coronate europee sono venute regolarmente a Siena, nella maggior parte dei casi in incognito.

Di queste visite di cortesia e di questi contatti non imposti con il potere possiamo andare orgogliosi: molto meno della trasferta fiorentina dei monturati delle 17 Contrade in onore di Hitler. Ma anche questa è storia.

Più di una volta ci siamo discostati da Piazza del Campo: dai Palii antichi disputati “fuori sede”, ai paggi di varie Contrade inviati per la “prima” teatrale, a Torino, di un’operetta scritta da un senese; fino alla rappresentanza dell’Onda invitata a Genova in occasione del varo della motonave Raffaello. In più occasioni le Contrade hanno partecipato ad eventi di varia natura, fino allo “stop” con il quale, qualche decennio fa, si sono volute arginare presenze improprie e inopportune.

Tornando alle teste coronate, nel gennaio 1930 alfieri, tamburini e altri paggi onorarono il matrimonio, a Roma, di Umberto di Savoia e Maria Josè del Belgio, donando un drappo di seta dipinto da Umberto Giunti. Le Contrade fanno parte di un’aristocrazia del popolo da sempre amata dai nobili, che sono stati i nostri primi Protettori. Basti pensare a tutti quei cognomi che si ritrovano nell’élite di governo della Città in varie epoche storiche e che, trovandosi ad abitare in dimore ubicate dentro le mura, hanno avuto numerosi rapporti con la vita delle Contrade, sia pure dall’alto del proprio rango. Un nome fra i tanti: i Chigi.

1L’invito della Regina Elisabetta fa indubbiamente molto piacere e merita di essere valutato con rispettosa e benevola attenzione. Essere chiamate alla Corte d’Inghilterra è per le Contrade un riconoscimento prestigioso – da parte di una tradizione molto antica – nei confronti di un’altra, sia pure diversissima, molto antica tradizione.

In linea di principio, andare a Windsor potrebbe essere per noi un omaggio e, insieme, un’occasione straordinaria per offrire un’immagine positiva, a livello internazionale, dei valori che animano le Contrade. Partecipare darebbe una straordinaria esposizione mediatica a Siena: dovrebbe essere non tanto una luccicante quanto inutile vetrina fine a se stessa, quanto lo spunto – all’interno di un evento di comunicazione globale – per produrre un’informazione corretta sulle nostre tradizioni e sulla nostra festa di fronte a una platea internazionale. Una volta tanto, quel riflettore che assomiglia a un tritacarne se non lo si sa gestire con accortezza e intelligenza, potrebbe essere impiegato per dare una giusta luce a Siena, alle Contrade e al Palio.

Perché questo avvenga è fondamentale conoscere nel dettaglio il protocollo della festa regale e capire se le Contrade sono destinate a finire in un guazzabuglio di sia pure prestigiose rappresentanze, o se invece hanno la dignità e il rilievo che loro compete, in virtù della propria rilevanza storica e culturale che è poi la motivazione stessa dell’invito. In mancanza di queste garanzie, sia presente solo Siena, con la Balzana, le chiarine, i tamburi e i monturati che rappresentano l’antica Repubblica.

2Ad alcuni fantini, che in un delirio di vanità da parvenu si sono dichiarati pronti e “al canape” per prendere l’aereo per Londra, qualcuno dovrebbe spiegare che, sia pure protagonisti, sono soltanto strumenti del Palio, pagati per le loro prestazioni. Il loro ruolo finisce lì. Sono, in un contesto dove si rappresenta attraverso i suoi simboli la civiltà senese, personaggi non di primo piano, che rappresentano solo se stessi.

Il desiderio espresso dalla Regina è esplicitamente dovuto al prestigio della nostra Città, alle sue tradizioni e alla sua cultura. Di queste sono depositarie la Città e le Contrade e proprio le rappresentanze della Città e delle Contrade sono le uniche ad essere legittimate ad andare a Corte.

Sì all’invito, dunque, ma prima chiediamo cortesemente di capire bene quale sarà il nostro ruolo all’interno del protocollo regale. Se siamo stati chiamati per una nostra riconosciuta unicità, questa deve essere evidente anche all’interno della manifestazione, perché questa è una situazione dove la forma è sostanza. Dovremmo opporre un signorile e dignitoso rifiuto se questo significa fare una squallida comparsata o una “danza della pioggia”.

Rispettosi sempre, sudditi mai.

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