Angelo Riccaboni
Angelo Riccaboni

Nella nuova banca Mps ci sarà un solo “senese”. Tra i nomi resi noti dal Ministero dell’economia (che detiene il 68% di Mps), infatti, a fianco dei confermati Alessandro Falciai, attuale presidente, e Marco Morelli, amministratore delegato, nel cda ci sarà anche l’ex rettore dell’Università di Siena Angelo Riccaboni. Il nuovo consiglio di amministrazione che verrà eletto nel corso dell’assemblea convocata il 18 dicembre prossimo dovrà votare anche la modifica di statuto per ridurre il numero dei consiglieri di amministrazione. Attualmente 17 dovrebbero scendere a 13.

«Sono entusiasta di questo nuovo incarico – ha detto Riccaboni a La Nazione Siena – e di poter contribuire al rilancio della banca. Certo, non voglio essere considerato come espressione del territorio ma cercherò prima di ogni altra cosa di fare del bene all’istituto». Una dichiarazione leggermente stridente, in verità, perchè se è vero che la lista del Ministero non poteva certo tener conto dei riferimenti territoriali è altrettanto vero che Riccaboni è pur sempre stato l’ex rettore dell’Ateneo e, se non fosse per questo, viene da domandarsi per quale altro motivo sia stato indicato.

La lista del Ministero Oltre ai tre citati il Tesoro ha indicato anche Antonino Turicchi, Maria Elena Cappello, Stefania Bariatti, Salvatore Fernando Piazzolla, Nicola Maione, Roberto Lancellotti, Giuseppina Capaldo, Michele Santoro, Fiorella Kostoris. Per il collegio sindacale sono stati indicati Raffaella Fantini e Paolo Salvadori, sindaci effettivi, e Carmela Regina Silvestri, sindaco supplente.

La lista di Generali L’assicurazione che detiene il 4,3% di Mps, ha presentato, invece, una lista composta da Marco Giorgino, Stefania Petruccioli e Giorgio Valerio. Per il collegio sindacale sarebbe indicato Daniele Federico Monarca. Si parlava di un’altra lista legata ai fondi, divenuti soci con la conversione dei bond subordinati, ma poi è sfumata.

Mps e il Pd. C’entra o non c’entra? La commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche proprio ieri ha ascoltato le dure parole del capo della Vigilanza di Bankitalia, Carmelo Barbagallo, che ha parlato di «vertici fraudolenti» riferendosi a Mps. Secondo l’alto dirigente parte dei guai della banca sarebbero da addebitarsi alla motivazione politica che la Fondazione non poteva scendere sotto la soglia “psicologica” del 51% della Banca, perciò costringendo l’istituto ad indebitarsi e «facendo ideare alla banca, con un “circolo perverso”, le operazioni sui derivati (Fresh, Alexandria e Santorini) per nascondere la mancanza di capitale e continuare ad assicurare alla stessa fondazione i dividendi».

Il messaggio di Barbagallo, pertanto, è che le prime responsabilità sarebbero di natura politica e il riferimento non può che andare al Partito Democratico da sempre dominus, tramite gli enti locali, della stessa Fondazione. Anche per questo il presidente del Pd, Matteo Orfini, ha dovuto dichiarare «nè io nè parte del mio partito eravamo favorevoli al modello di controllo della Fondazione e degli enti locali sul Monte e dicemmo che era un modello medievale». Dichiarazioni che, francamente, si commentano da sole e fanno il pari con quelle del febbraio 2013 quando Pierluigi Bersani in piena campagna elettorale sostenne che il partito con Mps non c’entrava nulla e se qualcuno lo avesse sostenuto lo avrebbe “sbranato”.

Comunque sia, la tesi sostenuta da Barbagallo, come ulteriore causa dei guai di Mps, è che poi sono arrivati i “trucchi e le falsità” dei vertici per nascondere gli ammanchi di capitale, e la “tempesta perfetta” della crisi che ha fatto schizzare gli Npl a generare perdite negli ultimi 10 anni pari alla cifra monstre di 26 miliardi di euro. «Non solo falsificavano i contratti – accusa Barbagallo – ma facevano anche dichiarare il falso al collegio sindacale».

Audizione in Commissione Intanto, stamani, i neo confermati Morelli e Falciai sono in audizione alla Camera, convocati dalla Commissioe parlamentare d’inchiesta sulle banche. Ieri il presidente Pierferdinando Casini ha annunciato che avrebbero portato l’elenco dei grandi debitori di Mps.

E a proposito di Npl, cioè crediti deteriorati, che comprendono probabilmente anche molti finanziamenti concessi dall’istituto in questi anni senza il rispetto delle regole previste, oggi la Commissione dovrebbe ricevere l’elenco dei 107 grandi debitori di Mps. Una parte emerse all’inizio dell’anno per indiscrezioni giornalisitiche poi arrivò lo stop da parte del presidente della Fondazione Marcello Clarich. Barbagallo ha detto che gli Npl «sono ripartiti tra quasi 190mila debitori» spalmati su tutto il territorio nazionale e per l’84% composto da imprese, soprattutto piccole e medie. Già, queste sono in parte anche le vittime della crisi economica e i loro fallimenti rientrano nel rischio d’impresa di un Istituto di credito che concede prestiti. Ma all’opinione pubblica interessa conoscere i nomi di quei 107 grandi “prenditori”, gruppi industriali o anche amici degli amici, che hanno ricevuto prestiti singoli superiori ai 25 milioni di euro e che rappresentano il 12.7% degli Npl. Ma la Commissione, per adesso, ha secretato i nomi.

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