PISA – Gli insetti sono il futuro. Nono solo perché potrebbero rappresentare una fonte proteica alternativa, ma anche elemento essenziale nel compostaggio delle plastiche utilizzate nel packaging.

Una strada che intende percorrere anche l’Europa, che ha finanziato il progetto ‘Recover’, che si pone l’obiettivo di studiare la biodegradazione di questo materiale, sfruttando l’attività di insetti, lombrichi e funghi per progettare sistemi innovativi di compostaggio dove le plastiche differenziate in modo errato, possano venire letteralmente mangiate da questi organismi.

Dietro a questa attività c’è l’università di Pisa, in particolare il dipartimento di Ingegneria civile e industriale, che è partner
di un consorzio internazionale che con il gruppo di ricerca in ingegneria chimica si occupa di verificare la biodegradazione dei diversi materiali post trattamento e di sviluppare la logistica e la progettazione degli impianti di compostaggio del futuro.

“In un’ulteriore fase di sviluppo del progetto – ha osservato Patrizia Cinelli, docente di fondamenti chimici – dallo scheletro degli insetti verrà estratta la chitina, da cui si produce anche il chitosano, che ha proprietà anti-microbiche valorizzabili in prodotti per imballaggio attivo, agricolo, e cura della persona, mentre dai residui organici degli insetti e dei lombrichi si potrà produrre biofertilizzante. La sfida è quella di progettare processi di compostaggio condotti da enzimi e microorganismi in grado di trattare in modo adeguato le frazioni di plastica e microplastica che arrivano al compostaggio insieme al rifiuto organico derivanti principalmente dalla produzione e commercializzazione degli alimenti, e dalle pratiche agricole”.

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