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FIRENZE – Il Consiglio regionale della Toscana ha approvato, a maggioranza, il primo Piano faunistico-venatorio della storia della Regione, segnando una svolta nella gestione della fauna selvatica e nella tutela dell’agricoltura.

Il nuovo piano, che sostituisce i precedenti documenti di livello provinciale, introduce un criterio netto: nelle aree agricole coltivate non potranno più prosperare cinghiali, caprioli, mufloni e daini, animali considerati una minaccia per le coltivazioni e il lavoro degli agricoltori.

La novità principale risiede nella suddivisione del territorio fra “aree vocate” e “non vocate” alla presenza della fauna selvatica. In queste ultime—cioè in tutti i territori destinati alle coltivazioni, oltre a Elba e zone urbane—gli ungulati non avranno più diritto di cittadinanza. Anche nelle zone destinate alla fauna, sarà fissata una “densità obiettivo”: un limite massimo per la concentrazione di animali, per evitare che le specie introdotte da fuori, come i cinghiali di origine est-europea, mettano a rischio la biodiversità locale.

Il Piano, elaborato dall’assessorato all’Agricoltura guidato da Stefania Saccardi e approfondito nelle commissioni del Consiglio, è un documento corposo, composto da tre volumi e 300 pagine dedicate solo alla conoscenza dettagliata del territorio regionale. Si tratta di uno strumento di programmazione che indicherà, zona per zona, le regole per il contenimento, l’abbattimento, la cattura e la delocalizzazione degli animali selvatici.

“Abbiamo cercato di trovare un equilibrio tra agricoltura, mondo venatorio e tutela ambientale,” sottolinea l’assessora Saccardi. “Sembra banale, ma non lo è: l’agricoltura, specie oggi, non è compatibile con la presenza degli ungulati”.

Il tema della pressione degli ungulati in campagna era stato rilanciato nelle scorse settimane da Confagricoltura e Coldiretti Toscana, che avevano chiesto a gran voce misure più incisive a difesa degli agricoltori.

Il Piano, frutto di un lungo confronto con le associazioni di categoria degli agricoltori, dei cacciatori e degli ambientalisti, dovrà ora affrontare una fase di osservazione di 60 giorni. L’approvazione definitiva spetterà alla prossima legislatura regionale, che si troverà a dover dare attuazione a nuove regole per tutelare sia la biodiversità che il settore agricolo.