Sopravvivere al decreto Salva Italia e ricollocarsi con una nuova veste nell’orizzonte amministrativo locale. Sarà questa la sfida delle amministrazioni provinciali nei primi mesi del 2012, alla ricerca di una ciambella di salvataggio da quei tagli lineari che cancelleranno le Province italiane. Un primo tentativo per sfuggire alla ghigliottina del Governo Monti è partito questa mattina da Prato, dove le amministrazioni provinciali del Centro Toscana (Firenze, Prato e Pistoia) si sono riunite sotto un’unica giunta.

Il commento di Prato «L'importanza di questa riunione non sfugge a nessuno – ha sottolineato al termine dei lavori, Lamberto Gestri, presidente della Provincia di Prato -. Le tre giunte provinciali hanno deciso oggi di preparare una proposta unica nei confronti della Regione per la gestione di questa importante fetta del territorio regionale. Si tratta di un deciso passo in avanti lavorando fino alla scadenza naturale del mandato su un’ipotesi concreta di gestione dell'area vasta che possa rappresentare anche una proposta di riforma vera, concreta e ampia di quelle che sono le funzioni delle Province, nell'ambito di una revisione delle funzioni delle autonomie locali».

Il commento di Firenze «La nostra proposta – spiega Andrea Barducci, presidente della Provincia di Firenze – non fa altro che sviluppare le indicazioni che già erano contenuto nel Patto per lo Sviluppo sottoscritto nel 2010 da tutti gli enti locali e da tutte le rappresentanze del mondo sociale ed economico del territorio fiorentino. Quel documento conteneva già allora un forte stimolo, poi ripreso anche dal Presidente Bettini nel discorso di insediamento in Confindustria, affinché le province di Firenze, Prato e Pistoia lavorassero di concerto per un nuovo progetto metropolitano, in grado di sviluppare e armonizzare i processi decisionali e strategici della Toscana centrale».

L'opinione Parole entusiaste, indubbiamente, e che danno il là a nuova era della concezione dell’amministrazione provinciale. Si tratta di un esempio da seguire? Peraltro già sotto il Governo Berlusconi era nata l’idea di accorpare diverse amministrazioni provinciali toscane come, per esempio, Arezzo, Siena e Grosseto, oppure Pisa, Livorno e Lucca. L’impressione, ahimè, è che si parli di “Fanta-Politica” o di “Fanta-Amministrazione Locale”, se ci vengono passati i termini. I territori di cui stiamo parlando si differenziano per cultura, storia ed economia. Possono essere fatti alcuni accordi di settore, quello sì, ma raramente la politica degli accorpamenti ha portato a buoni risultati nel medio e nel lungo periodo. L’impressione che si ricava nel leggere queste parole è quella di un disperato tentativo di riciclarsi, di continuare ad occupare un ruolo dirigenziale nonostante questo cessi di esistere.

I problemi dei costi della politica Accorpando diverse amministrazioni si riducono i costi della politica locale? A primo impatto sembrerebbe di no, perché il centralizzare il potere porta necessariamente ad un maggior utilizzo di consulenze esterne e onerose. Stanti i tagli governativi, sembra difficile vedere dove le amministrazioni provinciali possano trovare i fondi per queste consulenze, se non attraverso un ulteriore aumento delle spese che andrebbe ancora a discapito del cittadino. Forse è presto per giudicare in questi termini la giunta interprovinciale di questa mattina. Quando Prato, Firenze e Pistoia tracceranno una linea di bilancio, vedremo quanto il loro esempio sarà stato più o meno virtuoso.

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