Le ossa di Dante Alighieri non torneranno a Firenze per le celebrazioni dei 700 anni dalla morte del Sommo Poeta che cadranno nel 2021. A chiudere un confronto mai veramente cominciato il sindaco di Ravenna, città dove riposa Dante, Michele de Pascale.

Il sindaco di Ravenna: «Non è compito nostro revocare il bando» «L’esilio di Dante dalla patria è un fatto storico, una vergogna grandissima, ma non è compito nostro revocare il bando – spiega il primo cittadino – , perché l’esilio è già finito da tempo: da quasi 160 anni, nel momento in cui nel 1860, sotto la bandiera tricolore del costituendo Regno d’Italia, la patria non fu più Firenze, ma divenne l’Italia e quindi anche Ravenna. L’esilio è finito nella straordinaria fortuna della sua opera. Il bel Paese ha l’onore e il dovere di fare memoria di Dante, ancor più in questi anni vicini all’anniversario del settimo centenario della morte nel 2021». Quindi, spiega de Pascale, «la suggestione della signora Cristina Mazzavillani Muti (l’anima di ‘Ravenna Festival’, che per prima ha proposto il viaggio fiorentino dei resti, ndr) che reca in sé la potenza di un forte gesto d’amore simbolico, incontra però problematiche etiche e giuridiche molto complesse e mi sembra crei forti divisioni. Con il triste e povero dibattito scaturito in questi giorni, rischiano infatti di apparire strumentali sia l’assunzione di una missione riparatrice, sia la costruzione di spettacolarizzazioni mediatiche».

La petizione online e lo spiraglio Una porta sbarrata a cui ha contribuito anche la petizione online lanciata venerdì scorso dalla lista civica ‘Per Ravenna’ con cui si chiede al sindaco della città romagnola che «le ossa di Dante non si muovano da Ravenna, dove Fiorenza l’ha gittato». Una petizione che in poche ore ha raggiunto quota 238 firme. Ma qualche spiraglio c’è. Se Dante non potrà tornare nella sua Firenze nel 2021, il primo cittadino di Ravenna lancia qualche segnale positivo per il futuro: «Credo tuttavia che se ne possa e debba comunque ascoltare il senso profondo mettendosi in dialogo e cercando insieme altre occasioni di progettazione comune con una città meravigliosa come Firenze – conclude de Pascale -, per mettere in valore il patrimonio di ciascuno e farne bene comune per Dante».

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