gdfAffittavano a facoltosi turisti stranieri bed e breakfast e case vacanza in antichi casali e dimore storiche e di lusso ad una cifra che oscillava tra i 4.000 e gli 8.000 euro a settimana, il tutto a nero evadendo così oltre 20 milioni di euro. E’ quanto emerge dall’indagine ‘Tuscany charming places” condotta dai finanzieri del gruppo di Viareggio. Cinque le persone denunciate per reati tributari: due italiani, un americano, un tedesco e un inglese. Gli uomini delle fiamme gialle hanno individuato e controllato nove strutture, nei comuni di Massarosa, Pietrasanta e Camaiore dove l’attività di locazione turistico-alberghiera, in completa evasione fiscale.

Pagamenti estero su estero Con appostamenti, sopralluoghi e controlli incrociati è stata accertata l’esistenza di numerose dimore storiche e antichi casali, spesso riconducibili a stranieri che avevano deciso di investire in Toscana, curati nei minimi dettagli e dotati di ogni confort (massaggi, sauna, private chef, autonoleggio, guida turistica) che venivano concessi in locazione come casa vacanze. Ai finanzieri è apparsa evidente la sproporzione tra i redditi dichiarati al fisco e l’elevato valore degli immobili che venivano offerti a facoltosi turisti stranieri. A fare da collettore tra gli imprenditori sconosciuti al fisco e i clienti, alcuni intermediari versiliesi che a loro volta da tempo esercitavano abusivamente l’attività. «Gli imprenditori – spiega la Gdf – si limitavano a dichiarare al fisco i soli redditi fondiari degli immobili risultanti al catasto edilizio urbano. I pagamenti delle vacanze avvenivano estero su estero, così come le prenotazioni e i contatti formali tra i clienti e il villa manager. I clienti pagavano anche gli extra senza far transitare nulla in Italia».In un caso, è stato accertato che uno dei fiduciari aveva movimentato nel tempo somme di denaro per circa 6.000.000 di euro, malgrado avesse dichiarato soltanto redditi di pensione per 10.000 euro all’anno.

Conti corrennti aperti all’estero Durante uno dei sopralluoghi eseguiti in una delle nove strutture ricettive dalla Gdf è stata acquisita varia documentazione bancaria che ha poi consentito di ricostruire il meccanismo evasivo che consisteva nel nascondere al fisco italiano l’esistenza di conti correnti accesi presso istituti di credito esteri, situati in taluni casi in Paesi a fiscalità privilegiata, sui quali i clienti stranieri accreditavano sistematicamente le somme di denaro utilizzate per pagare i soggiorni turistici. Complessivamente sono stati proposti recuperi a tassazione di ricavi non dichiarati per 20.000.000 di euro, oltre a 1 milione di Iva evasa. L’autorità giudiziaria ha già concesso la misura preventiva del sequestro per equivalente, finalizzato alla confisca, di somme di denaro e/o beni nella disponibilità degli indagati per 2.800.000 euro e sta vagliando la stessa misura su ulteriori 600 mila euro.  «L’indagine – spiega una nota – promette sviluppi anche sotto il profilo penale».

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