Sedici ultraleggeri del valore di un milione e 600mila euro sequestrati e 31 persone denunciate per contrabbando ed evasione dell’Iva.

E’ il risultato di una vasta operazione denominata “Tango Sette” condotta in tutto il Centro-Italia dalla Guardia di Finanza di Siena avviata nel luglio 2010, che ha portato alla scoperta di società accusate di riuscire a immatricolare gli aeromobili in uno stato straniero per venderlo a prezzi concorrenziali aggirando la normativa fiscale e risparmiando l'Iva all'importazione.

L’indagine è partita dopo la segnalazione della sezione aerea di manovra di Pisa che ha rilevato in Valdelsa, località Mensanello, un aviosuperficie e due ultraleggeri del valore di oltre 100 mila euro contrassegnati dalla sigla “T7”, cioè immatricolati nella Repubblica di San Marino appartenenti a due piccoli imprenditori senesi che dichiaravano al fisco meno di 15mila euro di reddito annuo.

Le operazioni hanno permesso di risalire a una società finanziaria di Fidenza, dove sono stati trovati altri 17 aerei acquistati con lo stesso metodo: nei confronti dei proprietari sono stati emessi gli avvisi di garanzia e sono stati sequestrati i nove aeromobili ancora trovati nella loro disponibilità. Gli altri sei aeromobili, cinque dei quali sono stati sequestrati, erano stati ceduti a terzi e reimmatricolati in Italia, operazione che non libera l'acquirente dall'onere di dover sdoganare il mezzo e pagarne l'Iva dovuta.

Gli acquirenti degli aeromobili sono sparsi in tutto il centro-nord: i sequestri sono stati eseguiti nelle province di Milano, Como, Lecco, Monza-Brianza, Treviso, Vicenza, Bologna, Parma, Reggio Emilia, Forlì, Ravenna, Ferrara, Torino, Asti, Grosseto, Siena, Lucca, Pisa, Firenze, Ancona e Terni.

Secondo quanto ricostruito dalla Guardia di Finanza, una società di Fidenza almeno dal 2005 schermava l'acquisto all'estero degli aeromobili, tramite una società finanziaria sanmarinese che si intestava il mezzo e lo immatricolava a San Marino, con una fattura di vendita non imponibile tra un'azienda italiana e una straniera.

L'utilizzatore dei velivoli versava una caparra alla società italiana e pagava un leasing con quella sanmarinese per la restante quota. Così il cliente risparmiava il 20 per cento sull'acquisto dell'aeromobile e occultava al fisco il possesso di un bene considerato indice di capacità contributiva.

Articolo precedentePolizia senza benzina, protesta in piazza contro il Governo
Articolo successivoMa il senso civico non va a cavallo?