mps_23.jpgMps ha presentato alla Consob il documento relativo all’annunciata Opa volontaria sulle obbligazioni subordinate della banca con «obbligo di reinvestimento del corrispettivo in azioni» dell’Istituto stesso. Lo si legge in una nota diffusa dalla banca: come già annunciato due giorni fa, ammonta a 4,3 miliardi di euro l’importo delle obbligazioni subordinate oggetto dell’offerta.

Conversione bond subordinati In sostanza, Mps alza il velo sulla conversione dei bond subordinati e avverte i titolari delle obbligazioni dei rischi che corrono nel caso in cui non aderissero in modo massiccio all’operazione: fallimento dell’aumento da 5 miliardi e rischio bail-in della banca. Con la conseguenza che la conversione dei bond in azioni verrebbe fatta forzosamente e con perdite probabilmente maggiori. L’offerta approvata nella notte prevede che siano oggetto di conversione 11 bond subordinati per un controvalore complessivo di 4,3 miliardi, che potrebbero salire a 5,3 miliardi nel caso in cui venisse incluso anche il titolo ibrido Fresh, in relazione al quale sono «ancora in corso approfondimenti». La conversione avverrà al 100% del valore nominale per i bond Tier 2 e all’85% per i più rischiosi Tier 1.

Un’operazione delicata Obiettivo della manovra è raccogliere 1,5-2 miliardi di euro di capitale, in modo da ridurre, assieme all’individuazione di qualche anchor investor, la parte dell’aumento destinata a finire sul mercato. In Borsa le azioni sono andate a picco (-10% a 0,25 euro), non solo per l’evocazione del bail-in, ma anche per gli arbitraggi degli hedge fund che hanno venduto azioni e comprato subordinati, considerando vantaggiosi i prezzi di conversione. L’andamento di Mps ha contagiato tutto il comparto bancario italiano (Ubi ha perso il 4,9%, Unicredit il 4,1% e intesa il 2,2%), oggetto di forti vendite mentre le banche in Europa salivano. L’operazione, oltre che agli investitori istituzionali, è aperta anche ai piccoli risparmiatori, a cui nel 2008 venne venduto allo sportello in tagli da mille euro un bond da 2,16 miliardi, con cui Mps contribuì a finanziare la disastrosa acquisizione di Antonveneta. Da solo vale la metà dei bond in conversione. Ma anche piccole fette degli altri subordinati, scambiati in tagli minimi di 50 mila euro, sarebbero finiti nei portafogli dei risparmiatori. Cifre esatte non esistono, ma si parla di un esercito compreso tra i 50-60 mila obbligazionisti, molti dei quali retail.

Le conseguenze Se la conversione dei subordinati in azioni «non avesse un esito soddisfacente», ha ammonito Mps, le banche del consorzio sarebbero svincolate dall’impegno di garantire l’aumento, con l’effetto che Mps «non riuscirebbe verosimilmente» a raccogliere i 5 miliardi che le servono. E se ciò avvenisse la banca potrebbe essere oggetto di «azioni straordinarie» da parte della Bce che potrebbero arrivare «all’applicazione degli strumenti di risoluzione», cioè al bail-in, con l’effetto di assistere alla «conversione forzata dei titoli subordinati» per ripianare le perdite e ricostituire i ratio patrimoniali. Gli obbligazionisti si trovano ora intrappolati nel dilemma del prigioniero: non aderire alla conversione, allo scopo di portare a casa il capitale alla scadenza, potrebbe avere effetti più negativi (il bail-in) che aderirvi (accettando azioni), se anche gli altri bondholder decidessero di resistere. Il via libera della Consob alla pubblicazione del prospetto potrebbe arrivare a cavallo del weekend successivo all’assemblea del 24 novembre che dovrà approvare l’aumento.

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