FIRENZE – Sulle liste di attesa la Toscana tiene il passo. Nonostante i numeri delle prestazioni diagnostiche siano in aumentato, rispetto anche al periodo prepandemico, i dati dimostrano una buona risposta da parte delle strutture sanitarie.

Dal 1 gennaio 2023 ad oggi il 98,9 per cento delle visite urgenti prenotate sono state fatte entro i tre giorni successivi: il 98,6 per cento per quanto riguarda la diagnostica. Sulle prestazioni brevi, quelle da garantire entro dieci giorni, il valore registrato nella prima metà di luglio è arrivato al 91,58 per cento per le visite e all’88,36 per cento per la diagnostica. Erano rispettivamente il 79,55 per cento e il 71,79 per cento a gennaio.

Il miglioramento sulla prestazioni differibili – ovvero visite da farsi entro trenta giorni e diagnostica entro sessanta, secondo le indicazioni nazionali – è più attenuato. L’asticella è arrivata a luglio all’83,70 per cento per le visite e al 73,90 per la diagnostica. Centrano invece il 92 per cento e 84,4 per cento le prestazioni programmabili, da garantire entro centoventi giorni.

“Registriamo un’inversione di tendenza ed è un dato importante, frutto delle varie azioni messe in campo dall’inizio dell’anno”, ha affermato il presidente della Toscana, Eugenio Giani. Tra le misure dispiegate c’è a anche l’utilizzo della spesa in deroga concessa dal governo: 23 milioni di euro per la Toscana, di cui già sono stati utilizzati (da aprile a giugno 2023) nove milioni e mezzo e che entro l’autunno saranno impiegati nella loro interezza. Con queste risorse sono stati recuperati 3.588 interventi chirurgici e 84.863 prestazioni ambulatoriali.

“Per agire in modo più robusto ci sarebbe bisogno di più risorse e di più assunzioni – ha aggiunto l’assessore al diritto alla salute, Simone Bezzini -. Quello delle liste di attesa è un problema di portata storica che accompagna i sistemi pubblici universalistici che vogliono garantire equità di accesso. Detto questo noi avevamo preso un serie di impegni alla fine dell’anno scorso. Li abbiamo tradotti in delibere e in azioni di riorganizzazione ed innovazione tra marzo e e giugno”. Bezzini si è soffermato anche sul “miglioramento della presa in carico dei pazienti e delle relazioni tra medici di base e specialisti”.

Lo si misura dal trend in discesa delle prime visite sul totale delle visite prescritte e delle prescrizioni di medici specialisti sul totale delle prescrizioni di controllo dall’inizio dell’anno. Dal 72,4 per cento che erano nel 2019 sono passate al 91,39 per cento. Per alcune aree sono raddoppiate o più che raddoppiate. Si tratta di un elemento importante: lo specialista ad agende riservate per i controlli successivi e questo, oltre a garantire prestazioni nei tempi utili e necessari giudicati dal professionista, alleggerisce le agende pubbliche delle prime visite a cui accedono i medici di medicina generale e i cittadini attraverso il Cup.

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