Doppio screen-shot: Ralph Lauren vs Lanvin
Doppio screen-shot: Ralph Lauren vs Lanvin
Doppio screen-shot: Ralph Lauren vs Lanvin

Il mondo della moda si divide: tecnologia o tecnologia no? È stato questo l’interrogativo ricorrente durante il Conde Nast International Luxury Confernce di Firenze. Diverse le posizioni a confronto dei diversi brand che sono intervenuti all’evento. Due esempi: Ralph Lauren e Lanvin.

lauren558
David Lauren

Tecnologia e moda si Per Polo Ralph Lauren, il futuro della moda potrebbe prevedere l’uso di tecnologie indossabili. È quanto sostenuto da David Lauren, vicepresidente e responsabile della comunicazione del brand statunitense: «Attraverso il ‘merchantainment’ ho cercato di fare un passo avanti con i media digitali. La nostra pubblicità è cinematografica, creiamo quasi dei film, quindi la tecnologia ci aiuta a raccontare storie – ha detto Lauren a Firenze -. Ma ora abbiamo lanciato la tecnologia indossabile attraverso una maglietta che ascolta il corpo e aiuta a migliorare le capacità al massimo, monitorando i vari parametri in tempo reale. La maglietta misura la frequenza cardiaca, lo stress e il livello di felicità, lo sport ora giocato e i diversi parametri a esso legato. Ti dice il modo in cui vivi per migliorare l’esperienza. Se un giorno vai al lavoro e non ti senti bene, puoi avere le informazioni sul tuo stato di salute in tempo reale».

Alber Elbaz
Alber Elbaz

Tecnologia e moda no «Il compito dello stilista è combinare passato e futuro. E tutto ciò che sta bene sul computer spesso non sta bene addosso. Lo schermo è quadrato, il corpo rotondo. Gli artisti e gli stilisti iniziano il lavoro con la matita. Forse i pc sono troppo precisi, il processo creativo inizia con i dubbi, l’essenza e’ l’ignoto e l’incertezza. I computer sono macchine, macchine senza un cuore». Questa invece la posizione di Alber Elbaz, direttore creativo della parigina Lanvin. «Una volta ho usato un tessuto intelligente, mi hanno detto ‘Alber il tessuto respira’ – ha continuato Elbaz -. Il risultato è stato che il vestito è costato il doppio perché la macchina da cucire tradizionale rovinava il tessuto e allora è stato fatto tutto a mano. L’innovazione non funziona sempre, il risultato può essere deludente. Siamo a Firenze – ha concluso -, simbolo di classicismo e arte, città di artigianato e manualità. Firenze significa prendersi il tempo e vuol dire aziende di famiglia. Quando vedo le stravaganze che le persone postano su Instagram, penso che forse faccio una vita parallela».

Articolo precedenteCristiani in mare. Arrestato ad Arezzo il pilota del barcone, si nascondeva nel centro di accoglienza
Articolo successivoFesta della Liberazione, la città ricorda i due sindaci del dopoguerra in prima linea per la ricostruzione