mpsNel luglio del 2015 il Ministero del Tesoro è entrato nel capitale di banca Mps per effetto degli interessi sul prestito di Stato dei Monti Bond. Il Mef era entrato in Rocca Salimbeni con il 4% “piazzandosi” come secondo maggiore azionista. A luglio 2016, dopo esattamente un anno, potrebbe però scalare il podio dei soci e prendersi in dote il 7% della banca senese. Il tutto se non si sarà trovato un approdo strategico definitivo per il Monte dei Paschi di Siena che deve saldare la rata del 2015 sugli interessi relativi ai Monti Bond: circa 50 milioni maturati nei primi sei mesi dell’anno, visto il tasso del 9,5% sul miliardo che era rimasto in pancia alla banca dopo un primo rimborso di 3 miliardi effettuato nell’estate del 2014. Ai valori attuali la cifra varrebbe circa il 3% del capitale della banca, che sommato al 4 ,02% attuale porterebbe il Mef di poco sopra al 7%.

Le verifiche Sullo sfondo le operazioni, governative e non, che vorrebbero portare Mps in dote alla Cassa depositi e prestiti o a Intesa Sanpaolo. Niente di concreto all’orizzonte però, ed ecco allora che si fa sempre più concreta la possibilità che il Tesoro possa diventare il primo azionista della banca senese. Un’ipotesi che sembra trovare conferma anche nelle parole dell’Amministratore Delegato Fabrizio Viola che oggi ha detto «Mps sta facendo delle verifiche tecniche sulla possibilità di pagare in azioni gli interessi sull’ultima tranche dei Monti-bond ricevuti qualche anno fa. Stiamo verificando dal punto di vista tecnico».

Condizioni cambiate La partecipazione in mano al Ministero inizialmente era da ritenersi esclusivamente finanziaria anche perché blindata da un accordo di lock-up che ne vietava la dismissione nell’arco di sei mesi. Inoltre, il ministro Pier Carlo Padoan aveva più volte rassicurato che Mps non aveva più bisogno di aiuti di Stato e che Via XX settembre intendeva uscire dall’azionariato del Monte «in modo morbido, prevedibile e sicuro per tutte le parti coinvolte».

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