FIRENZE – Rodolfo Fiesoli, fondatore della comunità agricola Il Forteto e figura centrale di uno dei più gravi scandali italiani legati agli abusi su minori, è morto all’età di 82 anni.
Stava scontando in una casa di riposo la condanna definitiva a quasi quindici anni di reclusione per maltrattamenti e abusi sessuali su minori affidati dal tribunale dei minori alla sua comunità.
Dalla gloria al disonore
Soprannominato il “profeta” nei tempi in cui magistrati e politici tributavano onori alla sua comunità, fondata nel 1977 a Vicchio, Fiesoli era diventato simbolo di un modello educativo alternativo, capace di attrarre l’attenzione delle istituzioni e della società civile. Ma dietro la facciata di accoglienza e solidarietà, la giustizia ha svelato una realtà fatta di violenze fisiche, psicologiche e sessuali, soprattutto ai danni di giovani e disabili affidati alla struttura.
Il primo arresto di Fiesoli risale al 1978, già allora per reati legati a minori. Nonostante ciò, per decenni la comunità ha continuato a ricevere affidamenti da parte dei servizi sociali e del tribunale dei minori, sostenuta da una rete di appoggi e connivenze che solo negli ultimi anni è stata messa in discussione.
La condanna e gli ultimi anni
Nel novembre 2019, dopo un lungo iter giudiziario culminato in Cassazione, Fiesoli è stato condannato in via definitiva a 14 anni e 10 mesi di carcere. Era entrato in prigione a Padova, ma nel marzo 2023 il tribunale di sorveglianza di Venezia ne aveva disposto la scarcerazione per motivi di salute, trasferendolo in una RSA dove è deceduto il 13 maggio 2025.
L’ultima apparizione pubblica
L’ultima uscita pubblica di Fiesoli risale a marzo scorso, quando fu ascoltato dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sul Forteto. Portato in ambulanza a Palazzo San Macuto, Fiesoli aveva risposto con difficoltà e confusione alle domande dei parlamentari, alternando “non ricordo” a sorrisi e scatti d’ira. Anche in quell’occasione aveva negato ogni responsabilità: “Non è vero niente. I bambini erano felici di stare con noi. C’era un’affettività molto piacevole”, aveva dichiarato, ribadendo di non avere alcun rimorso.
Le reazioni delle vittime
“Non provo niente, vivo questo momento con distacco”, ha commentato Sergio Pietracito, presidente dell’associazione delle Vittime del Forteto, sottolineando come la morte di Fiesoli sia avvenuta proprio nel giorno in cui una madre, vittima delle diffamazioni della comunità, è stata ascoltata per la prima volta da un’istituzione. “Molti dannati segreti ora rimarranno per sempre tali”, ha aggiunto Pietracito, ricordando come il caso Forteto sia stato segnato da coperture politiche e sociali che hanno permesso per anni il protrarsi degli abusi.
Un’eredità di dolore e domande
La vicenda del Forteto resta una delle pagine più oscure della recente storia italiana. Nonostante la condanna e la morte del suo fondatore, molte domande restano aperte sulle complicità che hanno protetto la comunità e sulle responsabilità di chi, per anni, ha ignorato le denunce delle vittime. La Commissione parlamentare d’inchiesta prosegue i suoi lavori per fare piena luce su una vicenda che ha segnato la vita di centinaia di giovani e continua a interrogare la coscienza collettiva.