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SIENA – Inizia oggi l’assalto di Mps a Mediobanca. L’offerta pubblica di scambio durerà fino all’8 settembre, poi dentro Rocca Salimbeni si tireranno le somme.

Per controllare piazzetta Cuccia, l’istituto senese deve ottenere il parere favorevole per lo meno del 35% degli azionisti della banca d’investimento. Considerando le azioni in campo, tra il gruppo Caltagirone, Delfin e fondi dovrebbe essere già sopra il 32%. Poi c’è Edizione dei Benetton, il cui business si basa anche sulle concessioni autostradali.

Viene perciò difficile pensare che possa andare contro un’operazione fortemente voluta dal governo, che per altro, tramite il Tesoro, è l’azionista principale di Mps. Il management montepaschino però è costretto a mirare molto più in alto se non vuole perdere i benefici fiscali derivanti dalle Dta. Serve per lo meno il 51%. A gennaio l’ad Luigi Lovaglio aveva posto il traguardo al 66,7%. Pochi analisti in questi mesi si sono spesi a favore della strategia, mettendo in evidenza la differenza di valore tra le realtà, a favore di Mediobanca.

Negli ultimi sei mesi, quindi dal lancio dell’Ops, il titolo di Siena ha perso l’1,80%. Quello di piazzetta Cuccia ha guadagnato il 24,23%. A Piazza Affari la differenza di capitalizzazione è di 6,5 miliardi (8,7 contro 15,2). Per Lovaglio senza la partecipazione in Generali (di cui Mediobanca detiene il 13%) i due istituti sono alla pari, quindi tutto questo progetto assume senso.

Ecco, dentro questa partita c’è un terzo incomodo. E non è di poco conto. Generali, secondo un parere diffuso tra gli osservatori, è il punto di caduta degli interessi di Caltagirone e della famiglia Del Vecchio, mentre Lovaglio non l’ha mai considerata una presenza vincolante. La spallata all’ad Philippe Donnet non è riuscita, che ne è uscita rafforzato all’interno del nuovo cda. In più Mediobanca, per difendersi da Mps, ha messo sul piatto della bilancia proprio la sua quota dentro il Leone in cambio di Banca Generali.

L’assemblea per votare l’operazione si sarebbe dovuta tenere a fine giugno, ma poi è stata rimandata a settembre. Mps adesso ha la strada libera e può sfruttare questo assist a proprio vantaggio.

Se la partita sarà vinta, prenderà forma il terzo polo bancario. Un colosso da oltre 20 miliardi di capitalizzazione e con un raggio di azione a 360°, dal commerciale all’investimento. E potrebbe essere solo il primo passo.

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