SIENA – Era forse l’ospite più atteso e non ha deluso le aspettative. Luigi Lovaglio al 129° consiglio della Fabi ha dispensato motivi di dibattito a destra e manca.
Gioco facile, visto anche il momento cruciale per Mps e per tutto il panorama bancario italiano. A proposito di Rocca Salimbeni, il manager ha sottolineato: “Non ho mai avuto alcuna pressione, alcuna indicazione, alcun suggerimento su quello che dovevo fare. Tanto più su questa operazione”.
Il riferimento è a Mediobanca e alla possibilità che il governo in qualità di azionista di Montepaschi abbia voluto l’offerta verso piazzetta Cuccia. “Sono molto tranquillo nel dirlo ed e’ per questo sono così determinato a portare a casa l’offerta – ha aggiunto -. E’ un’operazione in cui credo e che credo sia giusta per tutti gli stakeholder. Non ho avuto nessun condizionamento, nessuna richiesta da parte dell’azionista governo e sento molto forte questa indipendenza e questa volontà di portare a termine questa operazione”.
Lovaglio si è detto convinto che il progetto possa andare in porto “se deciderà il mercato”, ma al contempo ha spiegato che potrebbe non essere il traguardo definitivo. “La mia personale visione è che la fase di consolidamento continuerà. In prospettiva credo che un’operazione come la nostra possa essere una premessa per un’operazione più grande”, ha osservato il manager, riferendosi alla possibilità di terzo polo con Bpm.
“Quello che accadrà dipende anche da altri – ha aggiunto facendo riferimento all’ops di Unicredit su piazza Meda -. Se vogliamo dare benefici ai clienti, ai dipendenti, ai territori, e se dai beneficio a questi automaticamente c’è beneficio per gli azionisti, dobbiamo pensare a un modo nuovo per creare valore. Fare operazioni pensando di chiudere filiali e licenziare credo sia una cosa superata”.