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SIENA – Il Consiglio di Amministrazione di Mediobanca ha respinto con fermezza l’offerta pubblica di scambio lanciata da Monte dei Paschi di Siena  per il controllo di Piazzetta Cuccia, definendola “ostile e non conveniente per i soci”.

Nel corso dell’ultimo cda prima del lancio dell’offerta, i vertici di Mediobanca hanno giudicato la proposta priva di un razionale industriale e hanno ritenuto il corrispettivo offerto da Mps non congruo e del tutto inadeguato.

Il board ha inoltre sottolineato le criticità della strategia adottata da Mps, che punta a ottenere il controllo di fatto con una soglia minima del 35% del capitale, ben al di sotto del 50% necessario per beneficiare appieno dei vantaggi fiscali. Questa doppia soglia, fissata a 66,67% e 35%, è stata definita “opaca” e indica la volontà di portare a termine l’operazione nonostante i rischi di dissinergie e distruzione di valore.

Dal punto di vista economico, il cda di Mediobanca ha stimato dissinergie rilevanti derivanti dall’integrazione con Mps, pari a circa 460 milioni di euro in caso di fusione e fino a 665 milioni in assenza di fusione. Le sinergie prospettate da Mps sono state giudicate ottimistiche e poco realistiche, soprattutto alla luce di esperienze negative precedenti tra banche commerciali e wealth management, che hanno portato a svalutazioni e riduzione degli asset under management. Le dissinergie deriverebbero principalmente dalla perdita di talenti e clientela, dal deterioramento del posizionamento competitivo nei segmenti chiave e dalla riduzione della capacità di generare ricavi.

Inoltre, l’offerta di Mps precluderebbe agli azionisti di Mediobanca l’accesso ai benefici attesi dall’operazione su Banca Generali, considerata centrale per il gruppo guidato da Alberto Nagel. Le stime di consensus prevedono comunque una crescita dell’utile ante imposte dell’entità combinata tra il 2025 e il 2028, trainata principalmente dalla crescita stand-alone di Mediobanca.

L’offerta di Mps, che partirà ufficialmente il 14 luglio e si concluderà l’8 settembre, punta a conquistare almeno il 35% del capitale, soglia minima non rinunciabile, ma l’obiettivo finale rimane il 66,7%. L’amministratore delegato di Mps, Luigi Lovaglio, ha manifestato la convinzione che il controllo di fatto possa essere esercitato anche con una partecipazione tra il 35% e il 50%, pur ammettendo possibili variazioni e ritardi nel raggiungimento degli obiettivi strategici.

Nel frattempo, alcuni soci storici di Mediobanca hanno iniziato a disinvestire, segnalando un clima di incertezza e una possibile revisione del valore del titolo nella nuova configurazione post-ops. Il rinvio dell’assemblea su Banca Generali, originariamente prevista per deliberare sull’ops, lascia il destino di Mediobanca nelle mani di Siena, con Mps che potrebbe decidere se procedere o meno con ulteriori operazioni.

La premier Giorgia Meloni ha definito l’operazione di mercato, esprimendo orgoglio per la rinascita di Mps e sottolineando che, in caso di successo, si potrebbe creare un terzo polo bancario italiano di rilievo, con un ruolo importante nella tutela dei risparmi degli italiani.

Da lunedì 14 luglio, dunque, si aprirà ufficialmente la sfida per il controllo di Mediobanca, un passaggio che potrebbe avere effetti dirompenti sull’intero sistema bancario italiano.

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