Ciò che rende una persona speciale è sapersi comportare in modo normale. Nella vicenda Costa Concordia, nei lunghi mesi che hanno separato le notti del naufragio e quella della rotazione, opinione pubblica e mass media, coadiuvati da comportamenti e fatti reali, hanno creato miti, personaggi ed eroi. Dal Capitano Gregorio De Falco ed il suo «Salga a bordo cazzo» per arrivare al capo della Protezione Civile Franco Gabrielli e, perché no, alla Concordia stessa diventata il simbolo di un’Italia che sa riemergere. In un Paese in costante bisogno di eroi e di scoop, nell’incessante ricerca del mito o del fango, in 20 mesi di prime pagine di giornali, mentre politica e interessi economici si sbattono nel porto verso il quale portare il relitto, due sono state le persone diverse da tutti, normali nel saper dimostrare le doti speciali. Due persone diverse fra loro, uno con la divisa e l’altro con la maglietta, il primo con il viso pulito e preciso e l’altro spettinato e con la pelle mangiata da mare, sole e vento; il primo attore dei soccorsi, il secondo della rotazione. Sono il Comandante dei Vigili del Fuoco Ennio Aquilino e il Salvage Master Nick Sloane.
 
Non è quello che hanno fatto ma come lo hanno fatto a renderli persone fuori dal comune in tutta la vicenda della Costa Concordia. Un mito, nell’accezione del termine, ha spesso l’aurea del celestiale, loro hanno avuto sempre i piedi per terra. Un eroe, di quelli veri, riconosce limiti e gioca di squadra, non cerca l’occhio delle telecamere ma l’affetto dei cari alla fine di ogni impresa, capisce il momento del bisogno e pensa all’altrui prima che a se stesso. Loro hanno fatto questo in questi 20 mesi. Loro più di tutti sono il simbolo dei volontari, dei gigliesi, delle tante persone che hanno lavorato dietro le quinte. Da cosa si può riconoscere? Semplice. Dal fatto che volontari, gigliesi e le tante persone dietro le quinte hanno capito quello che Ennio e Nick sono molto prima di telecamere e prime pagine dei giornali. Non sarebbero stati altrimenti “abbracciati” dalla gente comune in una birra, in una grigliata, in una tenda di soccorso o in un bar.
 
Ennio strinse le labbra tra i denti mentre porgeva la mano alla mamma della piccola Dayana nel giorno in cui la signora Arlotti sbarcò sull’isola alla ricerca di una speranza. Nick mi versò una tequila senza nemmeno conoscermi per un brindisi alla fine di una giornata di lavoro e a poche ore dall’inizio di un’altra. Questi sono i gesti di persone normali. Questo è ciò che rende una persona speciale. Queste sono le immagini che conservo più gelosamente in 20 mesi di immagini puntate su un’isola e su un relitto. Nella metafora della Costa Concordia, mi piace guardare a chi, con naturalezza e semplicità, ha permesso che in molti non naufragassero. Ennio e Nick, non chiamateli eroi. Non vi risponderebbero. La ricerca del mito è roba per tutti, la normalità solo per pochi. Non ringraziateli. Non vi risponderebbero se non porgendovi la mano o versandoti un bicchiere di tequila. Nell'Italia dei videomessaggi e tante parole servono i piccoli gesti

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