parrini-logo-dietro«Siamo arrivati a 46.447 tesserati contro i 41.153 del 2015. Mi pare un dato positivo. Ovviamente, non ci sentiremo giudicati soltanto sulla base delle tessere che abbiamo fatto, ma dalla quantita’ delle persone che parteciperanno ai congressi di circolo e ci impegniamo perche’ sia la piu’ alta possibile». Con queste parole il segretario del Pd toscano, Dario Parrini, ha raccontato nel corso di una conferenza stampa a Firenze, i numeri delle tessere fatte alla vigilia della corsa alla poltrona principale del partito che fino a poche settimane fa era guidato da Matteo Renzi.  I 765 circoli sparsi per tutta la regione inizieranno da lunedi’ prossimo a scegliere fra Michele Emiliano, Andrea Orlando e proprio l’ex premier per la leadership nazionale.

«Scissione? Una modesta fuoriuscita di un piccolo pezzo di gruppo dirigente» E’ Firenze con 8.621 iscritti il  territorio regionale con il maggior numero di tesseramenti. Seguono la provincia di Siena con 5.613, la provincia di Massa Carrara con 5.193, la provincia di Pisa con 5.062. Il territorio provinciale di Arezzo conta 4.199 iscritti, la zona  Empolese Valdelsa con 3.066, la provincia di Grosseto con 2.499, la  provincia di Livorno con 2.403, la provincia di Lucca con 1.758, al  provincia di Pistoia con 3.585, la provincia di Prato con 1.964. Da  segnalare infine che Piombino può contare su 1.710 tesserati e la Versilia 774. Ma ci sono stati effetti della scissione di alcuni pezzi importanti del Pd verso la neo formazione denominata ‘Democratici e progressisti’? Secondo il segretario toscano del Pd, no, anzi. «Si e’ trattato di un’operazione politica che e’ partita con l’ambizione di essere una scissione e che si e’ conclusa con una modesta fuoriuscita di un piccolo pezzo di gruppo dirigente che ha fatto una separazione unilaterale – ha sottolineato Parrini-. Forse, dovremmo usare termini diversi rispetto a quelli di scissione e scissionisti». Fra i ‘fuori usciti’ dal Partito democratico anche il governatore della regione, Enrico Rossi. «Il Pd resterà fedele al patto  sottoscritto con gli elettori nel 2015 e lavorerà per assicurare alla  Toscana da qui al 2020 stabilità istituzionale e livelli sempre più  alti di crescita e di equità sociale – ha puntualizzato  Parrini- Ci aspettiamo che lo stesso  faccia anche Rossi, che del resto si è impegnato pubblicamente in tal  senso. L’uscita di Rossi dal Pd ha trasformato l’esecutivo in un governo di  coalizione e di questo dobbiamo tener conto sia noi che lui. Dovrà  aumentare il coinvolgimento dei consiglieri e degli assessori del Pd  nelle scelte di governo e maggiore dovrà essere il loro protagonismo  progettuale. Sottolineiamo questo con spirito collaborativo, per  garantire alla Toscana un’azione dinamica e incisiva su tutti fronti  amministrativi più importanti».

Articolo precedenteIn giro per la Toscana. Via alla stagione dell’Orchestra da Camera fiorentina con il “Requiem” di Mozart
Articolo successivoLibertà di preghiera. Moschea a Firenze, il cardinale Betori: «Il culto abbia spazi adeguati»