memoriaIl passato, è la sola realtà umana. Tutto ciò che è, è passato.

Così affermava Anatole France: frammento di una lettura di tanto tempo fa ora tornato a galla. Perché è questo che ti muove dentro “Scritto nella memoria”, raccolta di nove racconti italiani curata per Guanda da Marco Vichi. Un libro  che si interroga su ciò che ci lasciamo alle spalle e su ciò che, in qualche modo, comunque rimane nel nostro presente.

C’è molta buona letteratura in questo libro che raccoglie tanti autori di qualità – oltre a Vichi, in ordine rigorosamente alfabetico, Valerio Aiolli, Laura Bosio, Cristiano Cavina, Maria Rosa Cutrufelli, Gianmarco D’Agostino, Anna Maria Falchi, Dacia Maraini, Vincenzo Pardini. Sarà perché proprio ciò che sembra ormai chiuso e definito, nel tempo che si è già consumato, in realtà più si presta a essere modellato dal pensiero, dall’invenzione, dalla forza della parola.

Vai a sapere, però in queste pagine mi sono immerso. Ho trovato la luce e la sabbia di villeggiature al mare che da bambino sembravano non finire più. Ho riscoperto oggetti dimenticati in soffitta e che sono ancora in grado di rivelare una storia. Mi sono interrogato su parenti che non ci sono più e a cui avrei dovuto porre le domande giuste al tempo giusto. Mi sono lasciato tentare dal fascino di nomi consumati dal tempo e dall’abbandono. Ho meditato sugli incroci tra storie personali e storia collettiva, soprattutto quando quest’ultima gioca pesante e bussa alla porta con le armi in pugno.

A volte basta davvero poco. Un album fotografico – come per il racconto di D’Agostino – e un mondo si schiude. La storia è lì, con le sue connessioni, i suoi nodi, le sue suggestioni. E’ lì e aspetta solo di essere raccontata. Ci sono libri che ci aiutano, libri che il passato se lo tengono stretto per contrabbandarlo nei nostri giorni.

 

 

 

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