Dante Alighieri festeggia i suoi 750 anni. Indubbiamente ben portati. Se consideriamo la ‘modernità’ dei temi che egli tratta, dei mezzi espressivi che piegano il linguaggio a situazioni e concetti i più diversi, creando audaci neologismi, utilizzando forme dialettali, latinismi, la lingua infima e il sublime. Non c’è località italiana che al Sommo non abbia dedicato perlomeno una piazza o una strada. Nella variegata tipologia delle targhe stradali mi è capitato di vedere che c’è stato persino qualche amministratore locale (mi trovavo in una cittadina del Centro-Sud) che – forse con qualche eccesso didattico – ha fatto aggiungere al nome la qualifica: ‘poeta’. Troppo forte. Ma è pur sempre riconoscenza verso chi ci ha fornito una lingua (in verità piuttosto sottoutilizzata). Vanto di italianità al pari di quell’orgoglio che a una ragguardevole parte di italiani fa dire: qui passò o soggiornò il Divino Poeta…; proprio di noi si legge nella Commedia, in quei versi che… E vai con la citazione.

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