“La proposta di legge di iniziativa popolare resa recentemente nota dall’Unione delle Province d’Italia e relativa alla razionalizzazione delle Province, all’istituzione delle Città metropolitane, all’accorpamento dei Comuni e alla soppressione degli Enti territoriali intermedi, ha il pregio di sollecitare una riflessione ulteriore su un nuovo e ormai atteso assetto dei poteri locali e sul tema dei cosiddetti ‘costi della politica’, non essendo tuttavia esente da ormai diffusi e demagogici quanto controproducenti luoghi comuni”. E’ quanto dichiarano Mauro Guerra, vice presidente Anci e coordinatore nazionale Piccoli Comuni (nella foto San Giovanni d’Asso, il comune più piccolo della provincia di Siena) e Enrico Borghi, vice presidente Anci con delega alla montagna.


I numeri – “Luoghi comuni ormai diffusi – aggiungono – come quello per cui il numero dei nostri Comuni sarebbe di per sè causa di sprechi e costi inutili. In Italia i Comuni sono 8.092, in Germania i Comuni sono 12.104, in Francia 36.682 di cui il 90% con meno di 2000 abitanti, in Spagna 8.116, in Austria 2.357 con 8 milioni di abitanti, in Svizzera, che ha meno abitanti della Lombardia che ha 1500 Comuni, i Comuni sono 2516. Vogliamo dire quindi che Germania, Austria, Svizzera, Francia, sono Paesi con sprechi e inefficienze nella Pubblica Amministrazione solo perchè hanno molti Comuni?”.


L’organizzazione – “E’ evidente – rilevano Borghi e Guerra – che il tema non sta nel numero in se, ma in come e’ organizzato e funziona l’intero sistema istituzionale, centrale e locale di un Paese. Ed e’ esattamente di questo che, al di là delle improvvisazioni, chiediamo da tempo che si discuta. Siamo pronti a ragionare di norme che portino ad un serio processo di riordino istituzionale territoriale del nostro Paese, evitando duplicazioni e sovrapposizioni nell’esercizio delle funzioni, semplificando la rete delle istituzioni locali, garantendo alle comunità locali l’adeguatezza dei loro Comuni nel gestire tali funzioni fondamentali, attraverso gestioni associate obbligatorie con Unioni di Comuni ed anche processi volontari ed incentivati di fusione, laddove ciò sia più utile e valido per quei territori. Riteniamo che tutto ciò – evidenziano – debba essere approfondito con compiutezza all’interno di un franco confronto tra tutte le componenti rappresentative delle istituzioni locali e nelle sedi politiche e legislative appropriate, anche per consentire in tal modo il procedere dell’iter sul DDL Carta delle Autonomie, con la consapevolezza unitaria di dover perseguire gli interessi generali del Paese. Si può e si deve fare rapidamente. Si deve fare con conoscenza della realtà e con serietà e lealtà istituzionale. Proprio i piccoli Comuni, nelle more del completamento dei processi di riforma in atto ormai da troppo tempo, stanno ‘autoriformandosi’ e unendosi volontariamente da oltre un decennio, anticipando di molto la più recente normativa sulle gestioni associate obbligatorie varata dal Parlamento dallo scorso anno ad oggi”.


Le richieste – “Occorre ragionare seriamente – sottolineano – e noi chiediamo lo si faccia rapidamente su come si tengono insieme necessità di risparmi ed efficienza con la necessità di presidiare e governare territori spesso vasti e complessi quanto scarsamente abitati e serviti, che necessitano di una prossimità di governo che solo l’Ente Comune e’ in grado di assicurare. Sapendo anche, ad esempio, che dagli ultimi dati di consuntivo disponibili, la spesa corrente per abitante nei piccoli Comuni e’ inferiore a quella degli altri. Ciò che non possiamo accettare e’ che venga surrettiziamente messa in discussione la centralità del Comune per ciò che rappresenta per i cittadini e anche in quanto chiaramente sancita dall’art.118 della Costituzione, nell’attribuzione delle competenze oggi in capo ad Enti dei quali si propone la soppressione”.


I territori di montagna – “Ciò vale ancor più per i territori di montagna, nei quali il processo di riforma e di semplificazione deve ulteriormente procedere al fine di giungere ad un modello più moderno e forte di governance nel quale al Comune, singolo o associato, debbono spettare tutte le attribuzioni connesse alla migliore amministrazione del territorio. Anche per questi motivi, la semplificazione del sistema dei piccoli Comuni è già dinamicamente in atto da tempo, dalla pianura alla montagna, con esperienze associative e cooperative comunali attivate nonostante si sia in presenza di una legislazione statale e regionale non sempre all’altezza della situazione. Siamo pronti a fare la nostra parte per fronteggiare le esigenze del Paese in un momento particolarmente difficile, ma pretendiamo serietà nell’affrontare i problemi soprattutto quando si parla di riforme che dovranno ridisegnare l’intero assetto delle istituzioni locali della Repubblica, con l’ambizione di non durare lo spazio di una manovra estiva ma di contribuire a risanare questo Paese, a renderlo piu’ competitivo e capace di tornare a crescere. E non e’ un buon segno  – concludono Borghi e Guerra – che al tavolo con le parti sociali che affronterà questi temi si cominci senza la presenza di Comuni, Province e Regioni”.


Siena

Articolo precedenteInfortuni, in Toscana nel 2010 57 quelli mortali. Nei primi mesi 2011 numeri in calo
Articolo successivoNo al ticket, le proposte di Toscana, Emilia Romagna e Marche