Mons Giuseppe Betori«Sono certo che la risposta delle  nostre parrocchie all’appello del Papa sarà generosa secondo le nostre tradizioni fiorentine». Lo ha detto l’Arcivescovo di  Firenze, Cardinale Giuseppe Betori, a proposito dell’accoglienza dei  profughi dopo l’appello di Papa Francesco. «La Chiesa fiorentina è da tempo impegnata nell’accoglienza di  profughi e rifugiati e già ne ospita alcune centinaia in strutture  messe a disposizione da parrocchie ed enti diocesani. In questa  accoglienza diverse parrocchie dell’arcidiocesi sono già impegnate,  soprattutto attraverso i propri volontari – ha aggiunto il cardinal Betori  – Per dare ulteriore impulso a tale azione di solidarietà,  sorretti dalle motivazioni profonde della carità cristiana,  raccogliendo l’invito di Papa Francesco a che ogni parrocchia si  faccia carico di una famiglia di profughi» l’arcivescovo Betori indica la strada di «un ancor maggiore coinvolgimento di tutte le parrocchie» fornendo alcune indicazioni concrete.

Il sistema delle Caritas In primo luogo, le parrocchie che «con disponibilità e generosità  intendono seguire la strada indicata dal Papa, si mettano in contatto  con la Caritas diocesana, che sola può garantire il coordinamento necessario a un’ordinata attuazione di questa complessa operazione e  soprattutto i rapporti con le autorità dello Stato e quelli con le  amministrazioni locali, perché tutto avvenga nel rispetto delle leggi  e delle normative». All’interno «di tale coordinamento diocesano, assicurato dalla Caritas di Firenze, ogni parrocchia è invitata a farsi  formalmente e concretamente carico dell’accoglienza di una famiglia o  di un piccolo gruppo di profughi, secondo l’invito del Papa. Perché questo possa essere attuato in  modo conveniente, si ritiene che la forma più efficace sia che ogni  parrocchia, da sola o collegandosi ad altre parrocchie vicine, nel  proprio territorio o in luoghi di cui può usufruire (penso alle ex-canoniche che alcune parrocchie cittadine gestiscono nei piccoli paesi della periferia della diocesi) o che possono essere messi a  disposizione dalla stessa parrocchia, da istituti religiosi, da enti  diocesani o anche da privati cittadini, individui spazi per offrire  ospitalità alla famiglia o gruppo di profughi di cui ci si fa carico  fornendo abitazione, cibo, vestiario e ogni cura necessaria. Per sorreggere questo impegno diventa essenziale che la parrocchia abbia, o istituisca in questa occasione, la propria Caritas  parrocchiale, in modo particolare per coordinare il volontariato  individuale o di aggregazioni necessario allo scopo» ha concluso l’Arcivescovo di Firenze.

Parrocchie già attive La diocesi di Firenze in una nota spiega che «si è già messa da  tempo a disposizione per l’accoglienza dei profughi e ha fatto offerte di immobili di proprietà dell’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero,  anche le parrocchie si sono già mosse segnalando alcuni locali idonei all’accoglienza (alcuni di questi sono già occupati)».

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