Un brindisi amaro per i 78 operai della Rdb di Montepulciano. Il 2012 per loro è cominciato al freddo in una tendostruttura che dal 10 ottobre scorso ospita il presidio permanente degli ex lavoratori dell’azienda specializzata nella costruzione di manufatti e cementi, in cassa integrazione dal 10 luglio.

La protesta Dal primo giorno di presidio gli operai si alternano con turni di otto ore davanti all’azienda dismessa per impedire che i costosi macchinari ormai fermi vengano portati via. E così hanno fatto la notte di Natale e il 31 sera quando hanno ricevuto la visita del segretario della Cgil Alessio Gremolati. «Sono qui per ricordare il 2011 – ha detto Gremolati – anno certamente da dimenticare , anche se l’unica parola che non è venuta meno è stata “solidarietà” e vorrei che il 2012 , che si annuncia altrettanto  difficile, iniziasse nello stesso modo».

Il presidio Tanta in questi mesi è stata la solidarietà che i lavoratori della Rdb hanno ricevuto da amici e  conoscenti. Con l’arrivo del freddo, infatti, sono stati loro donati una roulotte, una tendostruttura e un pannello fotovoltaico per  affrontare l’inverno rigido. Di fatto, con la fabbrica ferma e con i sigilli per il sequestro cautelativo posti dal proprietario dell’area che si estende per 22 ettari, a funzionare in questi giorni sono solo i piazzali dove si alternano i camion che trasportano i prodotti presenti in magazzino. Per i lavoratori, invece, proprio alla vigilia di Natale è arrivata un’altra doccia fredda:  la richiesta da parte dei vertici dell’azienda di convertire i motivi della cassa integrazione da crisi aziendale a cambio di attività. Un provvedimento in vigore fino al 31 luglio 2012. Poi il futuro degli operai sarà tutto da scrivere.

L’azienda 40 milioni di fatturato annuo, un portafoglio d’ordine di 78 milioni, 130 operai. Erano questi i numeri impressionanti per la piccola realtà senese della Rdb di Montepulciano fino al 2007, anno in cui i vertici hanno deciso di quotare in borsa l’azienda. Di qui l’inizio del tracollo che ha portato alla risoluzione di numerosi contratti e costretto gli operai a iniziare il 2012 esattamente come era finito il 2011: in tenda.

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