FIRENZE – La sanità arranca a recuperare il passo tenuto prima della pandemia. Il nodo riguarda sempre le liste di attesa, che si sono allungate.

Se nel 2019 le prime visite era 21 milioni, due anni dopo sono quasi 5 milioni in meno. Quelle di controllo ammontano a 7 milioni in meno. E nel 2020, per ovvie ragioni, era andata anche peggio. Se si guardano le prestazioni specialistiche, le mammografie sono 200 mila in meno, le ecografie 400 mila, gli elettrocardiogrammi 1,3 milioni.

La Toscana è l’unica regione che ha un differenziale positivo per le visite specialistiche, +1%, rispetto al 2019. Ovvero, ha recuperato il terreno perduto. Le proiezioni 2022 raccontano che le visite sono 600 mila in più, le visite di controllo 500 mila in più. Complessivamente, 2,3 milioni in più, arrivando a toccare 10,8 milioni. Nel 2019 erano 8,5 milioni.

La panoramica nazionale offre uno spaccato negativo sia a nord che a sud. Le regioni a statuto speciale sono quello che registrano i dati peggiori. Male anche Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, tutte con un differenziale negativo in doppia cifra. Ancora peggio Calabria e Molise, con il 20% in meno di prestazioni erogate rispetto al 2019. Scendendo nel dettaglio regionale, la Toscana nel 2022 offre 66 mila elettrocardiogrammi e quasi 50 mila visite oculistiche in meno. La situazione, aggravata dalla mancanza cronica di personale medico, ha allargato il divario tra chi ha o meno la possibilità di curarsi. La spesa pagando di tasca propria è cresciuta di 2,15 miliardi.

“I problemi sulle liste di attesa ci sono e ci sono evidenti difficoltà per i cittadini. Ma quello delle liste di attesa – ha affermato l’assessore Simone Bezzini – è un problema nazionale e non solo toscano: se non arrivano risorse dedicate alle liste di attesa è difficile produrre risultati significativi”.

E ancora: “Quando nel brevissimo periodo si vuole agire sull’incremento dell’offerta ci sono tre leve su cui poter incidere: o assumi personale, o paghi produttività aggiuntiva al personale che già hai o compri prestazioni dal privato accreditato. In tutti e tre le ipotesi servono risorse: tante risorse, alcune decine di milioni di euro, solo in Toscana, per dare un colpo consistente alle liste di attesa e facilitare la vita ai cittadini”.

Articolo precedenteRiccardo Nencini nuovo presidente del Gabinetto Viesseux
Articolo successivoUomini e giovani, ecco l’identikit dei consumatori che mangiano insetti