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Pietro Grasso, presidente del Senato

«Il Mediterraneo è l’epicentro della frammentazione e della disgregazione che oggi investe il sistema globale e che si esprime in una pluralità di fenomeni intrecciati e convergenti. Il fenomeno primario, causa di tutti gli altri, è politico. La debolezza e in alcuni casi la dissoluzione di stati e di istituzioni ha determinato vuoti geopolitici che hanno fatto spazio al caos, all’instabilità e in certi contesti al dominio di poteri informali e illegali: criminali, economici, terroristici». Lo ha detto il presidente del Senato Pietro Grasso parlando nel corso di un Seminario su ‘Nuovi paradigmi di cooperazione euromediterranea a vent’anni dalla Dichiarazione di Barcellona’ che si è svolto oggi a Palazzo Panciatichi a Firenze.

 

I problemi del Mediterraneo «Oggi sono in atto nell’area del Grande Mediterraneo e del Medio Oriente una serie di conflitti intrecciati, che però operano su diversi livelli e che hanno eterogenea intensità e natura: conflitti politici, economici, religiosi, confessionali, etnici – ha sottolineato ancora il presidente Grasso -. Quasi tutti hanno natura interna agli stati o a quel che ne resta (sono quindi guerre civili), ma si registrano sempre presenze sostanziali e decisive di attori statuali esterni, che sostengono parti in conflitto per perseguire interessi economici e geopolitici e propri nella competizione con le altre potenze. Complessivamente, dunque, conflitti di interesse, non di ideologia. Per prima cosa dobbiamo riconoscere che noi tutti, europei e mediterranei siamo corresponsabili della situazione attuale, per azione o omissione. L’Unione europea ha dedicato al Mediterraneo politiche troppo esitanti e timide che hanno purtroppo decretato la nostra sostanziale irrilevanza sul corso degli eventi».

 

Grasso: «Siamo il Mediterraneo» «Io credo che la fortuna dell’euro-mediterraneo dipenderà dalla volontà di centrare obiettivi condivisi e dalla capacità di affrontare questa sfida con spirito di realismo, partendo da progetti concreti che offrono ricadute immediate sulle comunità locali – ha concluso la seconda carica dello Stato italiano -. In questa dimensione, si rivelerà essenziale il contributo degli enti territoriali: enti intermedi come le nostre Regioni, ma anche comunità di base, come i Comuni. A questo proposito, mi piace ricordare il ruolo svolto dalla mia terra, la Sicilia, nel nuovo Programma marittimo 2014-2020, uno dei progetti di cooperazione della Politica di Vicinato europea per promuovere l’integrazione economica, sociale ed istituzionale fra cinque province siciliane e sei regioni tunisine. Noi non solo siamo ‘nel’ Mediterraneo, noi siamo ‘il’ Mediterraneo. Di questa regione noi tutti siamo carne, ossa e anima, ma dobbiamo essere anche un cuore che pulsa e polmoni che danno ossigeno, vitalità. Tutti insieme, sia quelli che, come me, sono cresciuti guardando dal balcone di casa la sponda opposta del mare, sia tutti gli altri con cui condividiamo nell’Unione europea e nella regione, storia, valori e speranze. Se noi tutti ripartiremo da Firenze, una città da sempre vocata all’incontro di storie e civiltà, con questa precisa consapevolezza, credo che avremo già fatto qualcosa di molto importante per il futuro delle generazioni che verranno».

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