mabro.jpgLa storia recente dell’ex Mabro di Grosseto ha sentito talmente tanti annunci di svolta poi non concretizzati, che ormai nessuno si lascia più andare a facili entusiasmi. Eppure la giornata di mercoledì pare sia stata decisiva per tentare il rilancio dello storico marchio d’abbigliamento di via Senese: è stato il commissario Paolo Coscione a dare l’annuncio, spiegano che è stato trovato un accordo che permetterà di utilizzare il capannone dell’azienda (rientrato nel procedimento fallimentare di Royal Tuscany, la prima proprietà, e divenuto l’impasse per le varie trattative) dando così corso alla manifestazione d’interesse di Mondo Risparmio, un gruppo cinese che mira a rilevare l’azienda. Un accordo che porterà, stando ai programmi, al riassorbimento di centoventi dipendenti una volta che lo stabilimento tornerà a pieno regime e qua sta il primo punto per le rsu: dei 178 lavoratori ex Mabro, almeno cinquanta dovranno andare incontro a degli esuberi, impossibili da smaltire con i soli pensionamenti o scivoli.

La vicenda della Mabro di Grosseto La storia dell’azienda grossetana è annosa, ma possiamo collocare l’inizio della vertenza al 2013, quando Andrea Barontini, l’imprenditore pratese che aveva prelevato l’azienda dopo il fallimento di Royal Tuscany, ammette che non ci sono margini di ripresa. Le vestaglie azzurre, come sono state soprannominate le lavoratrici Mabro, danno vita a proteste anche veementi, fino ad occupare la fabbrica. Invocano la Prodi bis, un procedimento che permette di commissariare l’azienda senza interrompere la produzione, e nel 2014 vengono accontentate, con la nomina di commissario a Coscione, che inizia a lavorare per trovare un nuovo acquirente ma trova l’impasse del capannone, ancora di proprietà di Royal Tuscany, che non può essere utilizzato in quanto rientra nella procedura fallimentare. Un ostacolo durato fino a mercoledì, giornata che appunto appare come una nuova svolta.

Il presidio dei lavoratori «A giugno al ministero ci era giunta questa offerta di Mondo Risparmio e avevamo intrapreso un percorso con Royal Tuscany, proprietaria dell’immobile – racconta il commissario – Poi il capannone non sembrava più disponibile e l’accordo ha rischiato di saltare. Oggi la questione si è sbloccata e devo ringraziare il presidente del tribunale di Grosseto, Giulio De Simone, per aver riavvicinato le parti». La lunga giornata di mercoledì è partita proprio davanti al tribunale, dove i dipendenti si sono riuniti con tanto di striscioni e slogan per il diritto al lavoro. La voce di un incontro tra Cascione e De Simone si era sparsa da qualche giorno in città e le vestaglie azzurre non hanno esitato a far sentire la loro voce. E mentre fuori si consumavano le proteste, negli uffici del tribunale il commissario riusciva a sbloccare l’impasse dell’opificio. «L’accordo firmato prevede la procedura fallimentare di Royal Tuscany dia in concessione per due anni il capannone al nuovo gruppo, con un’opzione per allungare la concessione di altri due – spiega il commissario – Entro il 16 dicembre Mondo Risparmio, che ha la nostra fiducia, dovrà costituire una società e potrà quindi essere sottoscritto il contratto di affitto del capannone». Dopodiché, dovrà prendere il via la trattativa sindacale, sulla base del piano industriale, che poco a poco porterà alle centoventi assunzioni.

L’intervento del sindaco Qua però sta il sorriso solo a metà dei dipendenti. Erano 178 i lavoratori alla Mabro: ciò significa che ci saranno almeno 50 esuberi. Poi c’è la questione dei contratti, che se saranno stilati sulla base del Job Act sarà necessario capire come giocare la partita delle maturità. Questioni aperte, ma che ora intravedono una base. «Dopo tante parole dette ecco la concretezza dei fatti» ha detto il sindaco di Grosseto Antonfrancesco Vivarelli Colonna al culmine questa lunga giornata Mabro – Siamo solidali con tutti i lavoratori che hanno attraversato un periodo durissimo che finalmente sembra vivere una virata seria e concreta verso il positivo. Speriamo di aver diradato i dubbi di qualche gufo».

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