sorteggioGli spagnoli hanno alto il senso dell’onore…
Dal Cid Campeador, a Don Chisciotte in giu, si sentono “todos Caballeros”.
Una cavalleria che qualcuno equivoca come mera paraculaggine, però fa piacere ascoltare le dichiarazioni dei dirigenti del Real dopo il sorteggio. Che saranno pure roba di circostanza per lo scampato pericolo (hanno evitato Barca e Bayern, e forse si sentono già a Berlino, ovvio), ma da sportivo hanno il potere di procurarmi un’emozione.
Rispetto, grande ammirazione e la netta sensazione di avere a che fare con uomini di sport di altissimo profilo: quelli che appena vedono la Juventus che torna ad alti livelli se ne compiacciono, e vanno subito a stringerle le mano… Convinti (da persone intelligente quali sono) che il giochino piace e porta soldi quando salgono sul palco attori di fama e di prestigio. E confrontarsi con essi è sempre un piacere.

Gli spagnoli hanno alto questo senso del teatro. E riescono ad applicarlo abbastanza bene anche allo sport (il Sudamerica, tanto per dire, è roba loro): io ricordo le lacrime agli occhi del direttore sportivo del ciclista Indurain, il giorno che al Giro d’Italia il nostro Gianni Bugno fu vittima di una caduta. Lo intervistarono nel dopogara e quest’uomo non si dava pace… Eh –gli fece notare il solito cronista bischero- ma senza Bugno, Indurain avrà un avversario in meno…”.
Quello lo incenerì con uno sguardo: “Si vince con onore battendo grandi avversari “, disse. Poi, abbassò gli occhi e la voce… “Ed io, sono da sempre un tifoso del grande Gianni Bugno”.
Mi parve sincero, nel suo dispiacere. E se fingeva, fingeva benissimo.

Non essendo juventino (ma nemmeno antijuventino), la sfida con il Real Madrid mi incuriosisce molto. Mi entusiasma, addirittura.
La ritengo il ritorno ufficiale della Vecchia Signora nel calcio che conta… Quello del superattico, dico, dove la Juve (piaccia o non piaccia) ha sempre abitato e dove la collocano tutti gli sportivi:  per la sua tradizione, il suo prestigio e la sua importanza.
I corsi e i ricorsi storici ci riportano a tante sfide bellissime: lo scherzo da prete combinato da Predrag Mijatovic, ma anche il favoloso 3-1 rifilato ai Galacticos di Zizou, Figo, Raul eccetera. E’, quella, la partita che più è rimasta nel cuore a Piero Rubani: Pavel Nedved che si becca l’ammonizione che gli farà saltare la finale, e poi segna un gol meraviglioso sotto la curva… 14 maggio 2003: Il boato di quel 3-0 in un Delle Alpi insolitamente strapieno è tra i più assordanti e intensi che abbia mai sentito in televisione.
Forse è il secondo in assoluto: il primo rimane quello ascoltato in Roma-Colonia (Coppa Uefa 1982-83) al gol di Falcao.

Ma c’è un altro Juve-Real che ricordo con piacere.
Che dà la misura di come intendono il football gli spagnoli, e il loro essere “Caballeros-Paraculos”. Era il novembre del 2008, e la partita (se non sbaglio) non contava nemmeno granchè, inserita com’era in un girone eliminatorio dove entrambe viaggiavano sul velluto.

Era una Juve in piena ricostruzione, allenata da Ranieri: soprattutto, era la Juve che riemergeva a fatica dopo la batosta di Calciopoli.
Entrò nel magno Bernabeu in maglia color bronzo, con i suoi Mellberg, Sissoko e Molinaro.

Si presentò in punta di piedi e chiedendo quasi permesso… Ma il pubblico di Madrid seppe ugualmente riconoscere in quella squadra inadeguata le vestigia di una grandezza evidente, e all’ingresso in campo la salutò con un grande applauso. Come per dire: “Bentornata, vecchia Juve…Non vedevamo l’ora”.
Un applauso che diventò un boato quando Alex Del Piero (che segnò una doppietta) fu sostituito al 93: lì, gli Spagnoli si alzarono in piedi in centomila e gli tributarono probabilmente l’ovazione più affettuosa di tutta la sua carriera.
Guardavo quella partita in tv, e mi prese un groppo alla gola: in parecchi stadi italiani, Del Piero (e la Juve) venivano accolti e sbertucciati al grido di “ladri” o “drogati” Per gli spagnoli, invece, Del Piero era semplicemente il capitano della Juventus F.C. E la sua Juve, un’eccellenza del calcio mondiale alla quale portare il giusto rispetto. Anche se allora (e temo anche adesso) era una Juve quasi innocua, per il grande Real.
Però, Del Piero era anche il capitano che era sceso in serie B con la sua squadra, pur essendo campione del mondo: era rimasto in mezzo alla tempesta, per poi riportare la nave là, nel mare dove era giusto che navigasse.
E gli spagnoli, che sono “Paraculos” ma anche “Caballeros” a certe cose ci guardano eccome.

Sorteggio magico, quindi.
Sono davvero curioso.

Ma stavolta, vinceranno loro.

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