PRATO – Sono in tutto 33 gli indagati nell’ambito dell’inchiesta sul carcere di Prato, dove sarebbero stati introdotti telefoni cellulari e droga.
È quanto fa sapere la procura pratese, spiegando che gli indagati di questa prima fase dell’inchiesta sono tutti detenuti. Nel corso delle perquisizioni eseguite nei giorni scorsi nel carcere di Prato, che, secondo quanto ha più volte sottolineato il procuratore Luca Tescaroli, sarebbe caratterizzato da un «pervasivo tasso di illegalità», sono stati rinvenuti e sequestrati 41 apparecchi tra cellulari, microcellulari e smartwatch, oltre a due schede telefoniche, introdotti e usati nei reparti di alta e media sicurezza da reclusi italiani, albanesi, macedoni, georgiani e filippini.
Ad alcuni degli indagati vengono contestati anche due episodi di introduzione di cocaina e hashish, rinvenuti in un caso in contenitori di sugo di carne, nell’altro nella camera di sicurezza.
Ieri, martedì 22 luglio, fa sapere la procura, sono stati trovati in un pacco di abiti destinato a un recluso altri 5 grammi di hashish, 40 invece erano stati scoperti in un frigo sabato scorso e il 17 luglio altri 5 in una cella. La procura ha proceduto anche alla notifica dell’avviso di conclusione indagini per la rivolta avvenuta il 5 luglio scorso nel carcere pratese: gli indagati sono 9 detenuti di nazionalità albanese, marocchina, italiana e polacca.
Ai disordini del 5 luglio, secondo la procura, avrebbe preso parte anche il detenuto romeno trovato morto il 18 luglio nella camera di sicurezza dove era in isolamento per motivi disciplinari. La morte dell’uomo, viene spiegato, è avvenuta «per arresto cardiaco come risulta dall’autopsia», ma sono ancora in corso accertamenti tossicologici per capire le cause.