pino danieleQuasi a voler omaggiare simbolicamente il primo anniversario dalla sua scomparsa oggi in tutta la regione Toscana piove dal cielo, quasi che metaforicamente anche dall’alto si voglia piangere la sua scomparsa nei territori che da tempo lo avevano adottato, lui, campano di nascita, ma che aveva trovato nelle zone intorno alla Maremma, e nella Tuscia più in generale, una sua seconda casa. Cade oggi infatti un anno esatto dalla morte del cantautore italiano Pino Daniele, colpito da un infarto nella sua casa a Magliano, nel grossetano. Le sue ceneri, riposano dalla serata dello scorso 30 dicembre nel paesino estrusco, all’ombra del monastero di San Bruzio. Una volontà espressa dallo stesso cantante che per essere sepolto nel piccolo cimitero maglianese ha ricevuto a gennaio dello scorso anno la cittadinanza onoraria. La casa di Pino Daniele si trova, infatti, in territorio orbetellano e qui l’artista aveva la sua residenza.  I figli, eseguendo una precisa volontà del padre, decisero di costruire una cappella proprio nel piccolo cimitero di Magliano, che è stata meta nei primissimi giorni dell’anno di tanti avventori della zona che hanno voluto rendere un omaggio privato al celebre autore di canzoni quali ‘Quando’, ‘Napule è’ o ‘Je so pazzo’. Nessuna celebrazione in queste ore dedicate a Pino Daniele in Toscana, anche se verrà ricordato con un tributo a lui dedicato al teatro Moderno di Grosseto il 16 gennaio e alla serata saranno presenti fra gli altri Tony Esposito, Nello Daniele, fratello del cantante, Graziano Galatone, Martino De Cesare e lo storico amico, James Senese.

Senese: «In Toscana aveva trovato il suo posto dell’anima» «Sono stato varie volte a trovarlo a casa sua a Magliano e nella prima occasioni mi sono chiesto del perché Pino avesse deciso di andare a vivere in un luogo tanto isolato –ha spiegato proprio Senese, storico sassofonista della banda che negli ’70 e ’80 accompagnava Daniele in giro per concerti in Italia e nel mondo – Lui in Toscana aveva trovato il suo posto dell’anima: natura, silenzio e soprattutto riservatezza della gente. Lo riconoscevano certo, ma lo lasciavano tranquillo di vivere la sua vita fatta di ritmi lenti lontano dal periodo in cui produceva, ed intenso, quando doveva produrre la sua musica. Ricordo le passeggiate che si concedeva e soprattutto quanto tenesse alla cura dei terreni e del cibo che ama coltivare. Aveva riscoperto quei valori che solo da adolescente aveva potuto condividere. Inoltre i suoi figli mi hanno raccontato come amasse ascoltare le chiacchiere degli anziani nei paesi intorno alla sua casa: forse quella genuinità nei discorsi e quel saper vivere la veracità delle persone, era l’essenza da cui traeva ispirazione nelle sue musiche. Mi ricordo ancora quando aveva timore che venisse chiuso il Pistoia Blues, o era dispiaciutissimo il giorno in cui annunciarono un’edizione ridotta di Arezzo wave. Questo era Pino Daniele: la voglia di far emergere il nuovo nella musica italiana e di credere nei giovani talenti del futuro. Oggi, nel giorno dell’anniversario della sua scomparsa, il modo migliore per ricordarlo credo sia investire del tempo nel riscoprire la sua produzione musicale ed il grande lascito che ha tramandato con i suoi dischi, non l’aspetto commerciale della sua vita».

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