Centosessantuno chilometri di viaggio per finire nel mare attraversando antichi borghi,  colline, pianure, boschi. Uno scorrere lento e pacifico se ad interrompere e a sconvolgere il viaggio non arrivano forti piogge e violenti acquazzoni. Proprio quello che è successo ieri al fiume Ombrone, il secondo più lungo della Toscana dopo l’Arno, il fiume che sembra destinato ad essere l’alveo di quella tanto discussa Provincia allargata Grosseto-Siena (leggi) e che per molti, essendo l’elemento più caratteristico in assoluto dei due territori, sarà anche il nome del nuovo ente.

Un fiume per due province Proprio quel fiume che da ieri fa preoccupare numerose famiglie, disperare agricoltori per i campi allagati, sta sfibrando i nervi dei soccorritori che lo tengono costantemente d’occhio e tenendo in apprensione numerosi comuni del Senese e del Grossetano. Un fiume che attraversa territori, si fa portavoce di tradizioni e culla migliaia di abitanti che mai come ora, dopo il riordino delle Province, si sentono tanto diversi e lontani. A riunirli ci ha pensato proprio l’Ombrone che da ieri ha catalizzato l’attenzione di tutti, senesi e grossetani, favorevoli alla Provincia allargata e non, nel monitoraggio di un fiume che non sembra più così pacifico, e che fa paura perché in un attimo può sconvolgere la vita, lasciando all’improvviso senza niente.

La corsa dell’Ombrone nel Senese A partire da Rapolano Terme dove, ieri, in maniera sonnacchiosa le acque hanno cominciato ad agitarsi con le prime gocce di pioggia per poi proseguire il loro corso lungo Asciano dove l’Ombrone scorre passando sotto il Ponte del Garbo, biglietto da visita del paese,  dove ieri, più di un automobilista si è fermato per osservare incuriosito quel fiume ingrossato, pur rimanendo negli argini, che correva via rapido a congiungersi con il suo affluente, l’Arbia anch’esso aumentato dalle abbondanti piogge della giornata. Un’accoppiata che ieri ha spaventato gli abitanti delle due frazioni senesi, Arbia e Taverne, e causato la chiusura, in via precauzionale, del ponte che le collega per l’allagamento di alcune zone laterali della carreggiata. Tutti sul ponte, ieri sera, ad ammirare l’inquietante spettacolo anche a Buonconvento dove l’Ombrone ha superato i due livelli di criticità. Nessun pericolo per case e persone, tanta curiosità e qualche difficoltà alla circolazione con la chiusura di due strade provinciali  (la 34 tra Buonconvento e Bibbiano e la 103 tra Bibbiano e Castiglione del Bosco) e una comunale tra Ponte d’Arbia e Ponte di Piana. Qualche podere isolato e il fiume che è fuoriuscito in campagna in zone delimitate e facilmente controllabili. La “furia” dell’Ombrone  senese si è placata qui, non destando particolari timori nella zona di Montalcino, dove abitanti e soccorritori si sono limitati a tenere d’occhio il fiume (che a Sant'Angelo Scalo ha invaso i campi) e l’altro suo affluente, l’Orcia  che, invece, ha rotto gli argini in Val d’Orcia, causando danni alle semine nei campi e sorprendendo per il suo inaspettato vigore.

La Maremma e la furia del fiume A fare i conti con l’Ombrone sono stati, invece, la Maremma e i suoi abitanti, sotto gli occhi dei quali da ieri scorrono acqua, fango, detriti, disperazione. In gergo tecnico si dice che il fiume «è in golena», tradotto vuol dire che è tra i suoi argini naturali e quelli artificiali. In poche parole, tutti trattengono il respiro e sperano che non ricominci a piovere e a far crescere l’Ombrone. A Cinigiano, da ieri il fiume ingrossato scorre veloce (grazie anche alla portata dell’Orcia che qui si getta nel fiume), straripando nelle campagne sottostanti, e poi via verso Civitella Paganico, e Campagnatico. E proprio in questo paese nel cuore della Maremma che da ieri non si conosce più la normalità. A causa di acqua sulla carreggiata, le autorità hanno chiuso il ponte di Istia d’Ombrone, obbligando i veicoli a una viabilità interna alternativa per chi è diretto verso sud, procedendo  verso Arcille per poi proseguire verso Scansano e la costa. Una viabilità solitamente tranquilla se si percorre l’Aurelia, da ieri chiusa. Tutto intorno lo scenario che si osserva è fatto di campi allagati, fango e detriti. Quando arriva a Grosseto l’Ombrone sta per finire la sua corsa buttandosi nella natura selvaggia del Parco Naturale della Maremma e poi dritto verso il mare. Ma da ieri ha deciso di farlo facendo parlare di sé: raggiunta stato di allerta 5, la piena del fiume si è quasi toccata con mano. La viabilità nei dintorni del capoluogo maremmano è impazzita. Chiusa l’Aurelia, interrotta la linea ferroviaria (leggi), chiuse le scuole. Le principali arterie cittadine sono rimaste libere, qualche sottopasso ferroviario si è allagato, qualche fogna non ha retto l’enorme quantità di acqua che è piovuta. I grossetani hanno guardato l’Ombrone e hanno ringraziato per essere stati risparmiati dalla sua furia, mentre lo stesso non possono dire gli abitanti di Albinia, da ieri città sott’acqua per lo straripamento dell’Albegna, dell’Osa e dell’Elsa che ha causato 3 morti (leggi).

Un’altra notte da protagonista E le previsioni non promettono niente di buono e non aiutano a risollevare il morale. Una nuova allerta meteo è stata diramata dalla Sala Operativa della Protezione Civile fino alle 8 di mercoledì 14 novembre. La criticità è elevata nella zona del Bruna, a Grosseto, dove considerato il lento transito della piena del fiume Ombrone verso la foce, si teme per la tenuta di alcuni argini. Criticità moderata, invece, nelle zone Ombrone (zona più interna), Albegna, Fiora, Orcia, Chiana, Valdarno superiore, con possibilità di frane e smottamenti. Si preannuncia un’altra notte da protagonista per il lungo fiume da ieri agli onori della cronaca e negli occhi di centinaia di sfollati terrorizzati. Tra qualche mese, forse, solo una striscia azzurra su un nuovo stendardo provinciale ad unire due popoli.

Articolo precedenteSTORIE NEL PALLONE Viola, redenzione compiuta. Anche Antognoni celebra la rinascita della Fiorentina
Articolo successivoSiena Biotech, dipendenti giovedì in sciopero: «A rischio occupazione e futuro progetti di ricerca»